Cinque consigli per Natale

Cristo può nascere mille volte a Betlemme, ma se non nasce dentro di noi è come se non fosse mai nato”. (Angelo Silesius).

Cari amici il Natale è la festa dell'umiltà di Dio. Un Dio grande e onnipotente che diventa piccolo e fragile in un Bambino bisognoso di tutto, dal cibo alle carezze umane. Anche Dio che sorregge il mondo ha avuto bisogno di essere retto dalle braccia di una Madre e da una “culla di cure e di affetti”, di una famiglia per crescere e per formarsi. Il Bambino di Betlemme c'insegna l'innocenza, la semplicità, lo stupore, la gioia e l'essenzialità.

Caro Gesù Bambino, davanti al presepio, ti chiedo tre regali:

  1. Regalami gli occhi di un bambino per vedere il mondo dal basso verso l'alto immergendo il mio sguardo quotidiano nello stupore e nella curiosità per tutta la Bellezza del creato che hai donato ad ogni creatura sulla terra.
  2. Regalami i piedi di cervo per correre sulle alte alture del Tuo Amore e per prepararmi a volare in Cielo, perché “quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”. (Is 40,31)
  3. Regalami il “sorriso di Dio” per fare diventare il mondo meno buio e più luminoso. Come dice un proverbio cinese: “ogni sorriso ti rende più giovane di un giorno” ed aggiunge il grande comico Charlie Chaplin che “un giorno senza un sorriso è un giorno perso”: quanti giorni persi nella nostra vita? Quanto buio nel mondo grazie alla mia tristezza?

Penso ad alcune indicazioni pastorali concrete per come vivere meglio questo periodo natalizio:

  1. Il presepe. Per noi cristiani non è un'ornamento della casa o un semplice simbolo religioso, ma è “soggetto visibile” di contemplazione. Mettiti in ginocchio davanti al tuo presepio e, prega in silenzio, guardando con gli “occhi del cuore” quel Bambino che ci meraviglia e ci sorprende sempre in ogni giorno della tua vita. Francesco d'Assisi, ritornando dalla Terra Santa, fa il primo presepio a Greccio e la trasforma in una nuova Betlemme.
  2. Usa “Chanteclair”. La Grazia di Dio è come “Chanteclair”: pulisce a fondo, sgrassa dai peccati e da ogni genere di peccati anche quelli più gravi, rispetta la natura umana anche le persone più sensibili e diverse, cura le ferite della vita, profuma di Cristo e fa risplendere di nuova Luce la persona che la utilizza. Chi “pulisce” di più della Grazia di Dio? Quindi in questo periodo accostati al sacramento della riconciliazione, preparandoti bene, con un cuore pentito e anche per fare un bilancio del 2017, per un nuovo rilancio di vita per il 2018.
  3. Invita un povero. Al pranzo di Natale invita un povero, non per aggiungere un posto a tavola… o per sterile compassione, ma perché i poveri sono i “nostri scomodi maestri” e coloro che ci mostrano la “carne di Cristo”. Non siamo noi che aiutiamo i poveri (sarebbe un'atto di superbia), ma sono loro che ci aiutano, come diceva Don Oreste: “Non c’è chi salva o chi è salvato, ma ci si salva insieme”.
  4. Un gesto di perdono. Fa' un gesto di perdono e di riconciliazione verso un tuo nemico con una telefonata, una visita a casa o un regalo. Natale è la festa della Pace.
  5. Sobrietà. Cerca di non darti allo “shopping compulsivo” per i regali da fare, ma risparmia dei soldi per donarli concretamente a chi ha bisogno: case-famiglie, mense per i poveri, associazioni di volontariato etc.

Davanti al presepio prega così:

E Tu, Oh Dio, non resti a guardare l'uomo, ma spalanchi il Tuo cuore e ne fai una culla per ogni bambino, una coperta per ogni povero, una carezza per ogni abbandonato, una lacrima per ogni sofferente. Ricorda che tutto nasce dalla piccole cose… l'amore nasce da un bacio, la primavera da un fiore, la notte da una stella, gli occhi si aprono con il primo raggio di sole del mattino e l'uomo vive grazie a tanti piccoli battiti del cuore. Il regalo più importante e più bello che posso farti Gesù Bambino è quello che sono, rinnova la mia vita, donami un cuore generoso e dammi tanto forza di Amare per aiutare gli altri. Basta una carezza, un sorriso, un abbraccio, una parola di coraggio per “cambiare” il mondo. Non voglio “convertire” gli altri, ma desidero ogni giorno trasformare la mia mente, il mio cuore, il mio sguardo. Cosa lascerò su questa terra? La mia luce o la Tua Luce? Fa che mi ricordi sempre le parole di Madre Teresa ad un giovane sacerdote: “Ti auguro di essere come il vetro, il quale più è pulito e meno si vede. Compito del vetro è far vedere ciò che è al di là. Ti auguro che tu sia come il vetro affinché chi ti incontra non veda te, ma Gesù che è in te”.