La chiave di volta del semipresidenzialismo francese

In uno studio televisivo parigino, alle 21 in punto, prende inizio Le Dèbat. L’atteso faccia a faccia tra il Presidente Emmanuel Macron e Marine Le Pen in vista delle elezioni di domenica 24 aprile in cui i due candidati si sfideranno al ballottaggio per la conquista dell’Eliseo. Nel primo turno delle presidenziali il Presidente uscente Macron ha raccolto il 27,8% dei voti e Marine Le Pen il 23,1%. Secondo i sondaggi Macron avrebbe dieci punti di vantaggio sulla sua avversaria. Secondo un sondaggio Ipsos, il 45% degli elettori di Mèlenchon non ha ancora scelto per chi votare, mentre il 39% sceglierà Macron e il 16% Le Pen.

Nel 2017 al primo turno Macron ottenne il 24% dei voti, mentre alla Le Pen andò il 21,3% dei consensi. Al ballottaggio Macron vinse con quasi il doppio del gradimento (66, 1% contro il 33, 9%).

Gli ultimi giorni dell’attuale campagna elettorale sono stati caratterizzati dal tema dell’ecologia scelto da Macron, che immagina una società in cui si viaggia solo con auto elettriche. Il Presidente uscente insiste sull’importanza di rafforzare l’Unione Europea, la Francia da sola non potrebbe reggere il confronto con Cina, Russia, Stati Uniti e India. Intanto, mentre l’Ucraina subisce morte e distruzione per mano dell’aggressore russo, il suo Presidente Zelensky si è espresso a favore di Macron.

Comunque vada il sistema francese assicura che il vincitore delle elezioni governerà il Paese per cinque anni, senza continui cambi al vertice dell’Esecutivo e garantendo stabilità istituzionale. Infatti, la forma semipresidenziale è stata ideata allo scopo di razionalizzare i meccanismi tipici della forma parlamentare. Al fine di rendere più stabile il governo ed evitare che la sua permanenza in carica dipenda esclusivamente dall’esistenza di una maggioranza parlamentare è stata valorizzata la figura del Capo dello Stato. La chiave di volta del semipresidenzialismo francese è rappresentata dal Presidente, la cui legittimazione deriva direttamente dalla volontà degli elettori. La V Repubblica francese affonda le sue radici nei sistemi di tipo dualistico dello Stato liberale ottocentesco, in cui il Sovrano deteneva il potere esecutivo, ma una quota di esso veniva conferita al Primo Ministro, responsabile nei confronti del Re ma anche della Camera elettiva che poteva sfiduciarlo.

L’attuale distribuzione del potere nella Francia repubblicana prevede un Capo dello Stato eletto a suffragio universale e diretto dal corpo elettorale. Al Capo dello Stato si affianca il Governo, presieduto da un Primo Ministro di nomina presidenziale, che deve avere la fiducia parlamentare. Il potere esecutivo ha dunque una struttura diarchica o bicefala, in cui le vicende politiche giocano un ruolo fondamentale nello spostamento dell’asse decisionale sull’uno o l’altro polo del potere esecutivo.

In passato, la distanza temporale tra le due elezioni, per la Presidenza e per il Parlamento, ha prodotto la c.d. coabitazione. Tale termine descrive la situazione politica in cui il Presidente della Repubblica e la maggioranza dei deputati sono di tendenze politiche differenti, se non addirittura opposte. Poiché il Governo è responsabile della propria linea programmatica nei confronti dell’Assemblea Nazionale, spetta al Presidente della Repubblica nominare a capo del Governo una personalità che possa avere il sostegno della maggioranza parlamentare. Tra il 1986 ed il 1988 al Presidente socialista Mitterrand si affiancò il ministro neogollista Chirac; lo stesso Jacques Chirac, divenuto a sua volta Presidente della Repubblica, a seguito dei risultati elettorali del 1997 fu “costretto” a nominare primo Ministro, Lionel Jospin, esponente del partito socialista.

La riforma del sistema elettorale, intervenuta nel 2000, ha comportato l’inversione del calendario elettorale (le presidenziali, oggi, precedono di poco le elezioni legislative, esercitando su queste ultime una notevole influenza) e la coabitazione, nelle Presidenze di Holland (2012 – 2017) e Macron (2017 – 2022), non si è verificata. Quest’ultimo ha nominato Primo ministro Jean Castex , esponente di La Rèpublique En Marche, lo stesso partito dell’attuale Presidente.

Bisognerà attendere i prossimi appuntamenti elettorali per conoscere il reale funzionamento del semipresidenzialismo alla francese nel prossimo futuro.