La censura delle idee diverse

Censura

Per rendere schiavo un popolo ci sono almeno due strade. La prima è certamente la violenza, il contrasto duro di ogni dissenso, senza scartare la possibilità dell’eliminazione fisica dell’avversario/nemico. Si tratta di una strategia tristemente nota nella storia dell’umanità, tipica del potere assoluto e della dittatura imposta con le armi. Ma esiste un’altra modalità, apparentemente innocua e civile, senza spargimenti di sangue o atti di violenza fisica, che nel corso della nostra storia anche recente – limitandoci al secolo appena passato – ha raccolto non pochi “successi”, affermandosi sotto diverse bandiere ideologiche.

Pensiamo alla fine dell‘800-inizio ‘900 quando s’intrecciarono due ideologie di stampo decisamente borghese: la teoria della “lotta per la sopravvivenza” di fronte alla “sciagura” della sovrapopolazione del pianeta, patrocinata da Thomas Malthus, con quella della purificazione della specie, chiamata eugenetica, di Francis Galton, cui assai presto si agganciò il darwinismo sociale. Il filo rosso che le accomunava era l’asserzione che la salvezza dell’umanità doveva passare per la promozione di una razza pura, di un uomo perfetto, eliminando lo scarto rappresentato dalla gente povera, ignorante, ritardata e malata. La cosiddetta “scienza” corse in sostegno inventando di sana pianta le teorie frenologiche e la patofisiognomica, con il proprio araldo Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare.

L’ideologia del primato della razza ariana, contrapposta alle razze “inferiori ed immonde”, esaltata nel Mein Kampf, trova proprio qui le sue radici storico-filosofiche e culturali. Certo non possiamo dimenticare né Hegel né Rosenberg, ma sul piano sociale la carta vincente non fu la speculazione filosofica, molto difficile da veicolare a livello di massa, bensì la capacità di divulgazione ed indottrinamento attraverso la creazione di agenzie di informazione e di educazione che in Germania furono affidate ad un intelligente comunicatore di nome Paul Joseph Goebbels, cui il Fuhrer stesso affidò il ministero della Educazione e della Propaganda.

Mossa davvero geniale: educare attraverso la martellante propaganda di sacrosante menzogne che, ripetute in modo ossessivo e intrusivo, giorno dopo giorno, con il correlato di fatti di cronaca spesso costruiti ad hoc (pensiamo ai forni del pane di Monaco, assaliti da violenti ebrei!) si trasformarono in verità oggettive, innegabili, indiscutibili al punto che, chiunque avesse cercato di raccontare un’altra realtà, diventava automaticamente un “nemico” del popolo e della società, da cui difendersi con lo stigma sociale prima, e con il codice penale e la prigione dopo.

Fu così che milioni di cittadini si convinsero e furono “riprogrammati” moralmente fino al punto di considerare profondamente “giusto” liberarsi della pericolosa zavorra rappresentata dalle razze inferiori. Attraverso una strategia di vera “persuasione occulta”, ingenui cittadini divennero “strumenti ciechi di occhiuta rapina” per dirla con il Giusti. E quella sparuta minoranza che avesse osato opporsi in nome di un libero pensiero diverso da quello del potere, doveva essere “giustamente” tacitata con ogni mezzo. Anzi, era talmente intollerabile e dannoso esprimere idee diverse che diventava doveroso chiudere quelle bocche e quelle menti attraverso ogni forma di censura.

Olio di ricino e manganello per i meno acculturati; colpi di codice penale e carcere per gli intellettuali, sotto il motto “tutto nello stato, niente fuori dello stato, nulla contro lo stato” di conio mussoliniano. Lo stato, con le sue leggi, diventava così la fonte stessa della verità e della morale ed opporvisi significava andare contro i cardini stessi del vero e del giusto, diventando – di conseguenza – ingiusti ed immorali. Degni, dunque, del più esecrabile stigma sociale.

Invocare la libertà di pensiero e di opinione diventa una vera “bestemmia” laica, assolutamente inammissibile! Così è accaduto con le leggi sul primato della razza, della sterilizzazione eugenetica forzata, dell’eutanasia per le “vite indegne di essere vissute”, per le leggi razziali, per le leggi contro i nemici del proletariato e della lotta di classe. E’ il trionfo del “pensiero unico”, con l’imperativo di chiudere la bocca a chiunque provi a dissentire.

Non sta forse accadendo anche oggi con il ddl Zan, a colpi di anni di galera e di sanzioni pecuniarie, con pene accessorie! Purtroppo, anche se in forme diverse, la storia si ripete e la sostanza non cambia: bavaglio alla libertà di pensiero. Quel sacro articolo 21 della Costituzione, fondamento della civiltà democratica, costato sangue e lacrime a chi ci ha preceduto, ora viene scosso dalle fondamenta – come dice il salmo – in nome della nuova ideologia dell’indifferentismo sessuale e dell’identità di genere: due menzogne che se non fossero terribilmente pericolose, sarebbero da definire farse demenziali.

“Restiamo liberi” è l’appello di questi giorni: liberi di essere persone tutte con pari dignità, con eguale valore sociale e morale, protette dallo Stato nel corpo e nell’onore, contro ogni violenza e discriminazione, ma anche protette nella mente, nel pensiero e nei valori morali e religiosi in cui si crede. Il contrario è dittatura e tutte le dittature non hanno fatto che seminare ingiustizie, dolori e vittime…e sono finite male!