Capire il significato della croce

Il discorso integrale pronunciato da mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, dinanzi alla stazione della crocifissione del Cristo durante la Via Crucis per le donne crocifisse che si è svolta a Roma.

“Cari amici,

abbiamo condiviso insieme questo particolare momento di preghiera come gesto di solidarietà per le donne vittime della tratta. Abbiamo meditato il cammino della salita dolorosa di Gesù al Calvario e vari pensieri sono sopravvenuti nel riflettere su un fenomeno così avvilente come quello della sofferenza e della umiliazione di tante ragazze, donne prigioniere dell’egoismo e dell’oppressione.

Guardando il crocifisso sento una voce che mi chiede di pronunciare a nome di tutti voi una semplice parola: perdono. Vogliamo chiedere perdono alle migliaia di ragazze venute in queste terre definite culla della civiltà, terre del diritto, conosciute persino come terre cristiane, nelle quali invece queste sorelle hanno sperimentato sofferenze indicibili: l’abbrutimento della propria vita, l’umiliazione totale delle loro persone, l’affossamento dei sogni di una vita dignitosa fatta di gioia, amore e serenità.

Sulle strade d’Italia e di tanti altri Paesi queste donne stanno vivendo un dramma. Ogni giorno si ritrovano a subire il tradimento, il rinnegamento, le torture e le violenze. E’ il loro Calvario, è la loro Via Crucis. Noi questa sera vogliamo chiedere loro perdono per tutte quelle volte che ci siamo voltati dall’altra parte e non abbiamo fatto nulla o poco per far cessare questa tragedia inaccettabile e vergognosa.

Un altro pensiero ci porta a non dimenticare le donne sfruttate in altri contesti. Pertanto il mio sguardo si allarga a considerare il fenomeno moderno delle madri surrogate. Il ricorso alle tecniche denominate di “gestazione per altri” o “utero in affitto” che rappresentano un duplice attentato alla dignità della vita umana: contro i bambini da una parte, perché condannati a essere orfani di genitori viventi; contro le madri, dall’altra, il cui corpo è strumentalizzato e affittato. Nella maternità surrogata, che somiglia sempre più a una fabbricazione di esseri umani, essi sono il germe di una schiavitù moderna dove il corpo della donna viene mercanteggiato e il bambino visto come un prodotto.

Il terzo pensiero diventa una supplica: che la croce ci aiuti a capire il significato della sofferenza. Cristo sofferente, morente, ci appare come uomo sfigurato e sconfitto; ma la morte non è lo sbocco definitivo della vita del Figlio di Dio: la sua sofferenza preclude la glorificazione, lo splendore, la resurrezione e a noi la giustificazione dei nostri peccati.

Morendo in croce, Egli si consegna nelle mani del Padre e al dolore e alla sofferenza degli uomini, che condivide con straordinario amore oblativo. Nella croce di Cristo, si è spalancato l’amore infinito di Dio verso gli uomini e ha diffuso la nuova speranza: al Venerdì santo, seguirà sempre la Pasqua. Il Figlio di Dio sul Golgota soffre anche le nostre angosce. Dalle piaghe delle sue mani, dei suoi piedi e del suo costato, e sicuramente dal suo cuore si irradia quella luce che tutto cambia in resurrezione.

Questa luce l’hanno colta prima le donne, le uniche rimaste fedeli a parte Giovanni, le più esposte, le più capaci di amore, come dimostra il gesto della Veronica che asciuga il volto di Cristo.

Proprio al Cristo morto e risorto ci rivolgiamo questa sera affinché Egli faccia sentire il suo amore a queste giovani donne vittime di tratta, prostituzione coatta, violenza…come anche verso tutte le persone vittime dell’egoismo umano.

In loro, vediamo il volto di Gesù sofferente: la loro carne umiliata, ferita, scartata, violata … è la carne del Signore crocifisso. La nostra preghiera in pari tempo deve trasformarsi in un coraggioso impegno, affinché queste sorelle che sono nella prova possano sentire l’affetto e la solidarietà delle nostre comunità cristiane e possano risorgere ad una vita nuova e dignitosa, riacquistando quella libertà, diritto inviolabile di ogni persona umana.

Cari amici dell’associazione Giovanni XXIII in collaborazione con la Diocesi di Roma voi siete in prima linea nella difesa della dignità umana, e vi impegnare ad essere segni visibile della carità di Cristo verso queste sorelle così provate nel corpo e nello spirito. A voi va la nostra riconoscenza e il nostro ringraziamento per le generose e originali iniziative che avete messo in atto per le persone indifese, oppresse, bisognose di amore sincero e genuino.

Vi sia di conforto la vicinanza del Santo Padre Francesco che anche l’altro ieri vi ha manifestato affetto e incoraggiamento e che attraverso di me, questa sera, vi invia la sua benedizione.

Il Mistero Pasquale che ci apprestiamo a rivivere la prossima settimana, Settimana Santa, sarà per noi l’occasione di rinnovare la nostra professione di fede in Cristo, come anche la nostra sollecitudine a cooperare per la costruzione della civiltà dell’amore e per un mondo più giusto e solidale.

Chiediamo, in conclusione, alla Vergine Maria che in questi giorni vedremo accanto alla croce di Gesù e insieme testimone della sua Resurrezione, di sostenere la nostra fede e di accompagnare con il suo aiuto e protezione la nostra testimonianza giornaliera di amore e gioia”.