Intervento

Contro il bullismo non si può rimanere in silenzio

I più recenti episodi di cronaca hanno evidenziato che, in Italia e in Europa, la violenza tra i gruppi di giovani e giovanissimi, ha subito un drastico aumento. In particolare, secondo gli ultimi dati pubblicati, oltre il 60% di loro ha subito atti di bullismo a cui si aggiunge il 19% che ha pagato le conseguenze più gravi del sempre più diffuso cyberbullismo, ovvero gli atti di violenza verbale, perpetrati a mezzo dei social. Queste percentuali devono suscitare delle domande e una reazione forte da parte delle istituzioni preposte: Stiamo parlando di oltre 4000 adolescenti e giovani adulti i quali, in un’età compresa tra i 14 e i 26 anni, hanno subito le conseguenze più gravi di queste violenze e a cui, Il mondo adulto, deve dare delle risposte in termini di sicurezza.

Il bullismo, in ogni sua forma, lascia strascichi pesanti su chi lo subisce. Basti pensare alla perdita di sicurezza, fiducia e autostima negli altri i quali, in misura sempre maggiore, lambiscono la quotidianità dei più giovani attraverso casi di depressione, autolesionismo, rifiuto della scuola e, nei casi ancora più gravi, disturbi alimentari a lungo termine. Inoltre, un ulteriore fattore di grande rischio del nostro tempo è costituito dall’utilizzo sbagliato del web e dei social network in genere i quali, in alcuni casi, si possono trasformare in arene virtuali ove, se non viene esercitato un controllo adeguato, si possono tramutare in un luogo pericoloso in cui veicolare insulti e violenze verbali tra gli adolescenti.

Non si può rimanere in silenzio di fronte a tutto questo: gli adulti e le istituzioni competenti, formando un’alleanza educativa che parta dalle famiglie e arrivi alle scuole, devono mettere in campo tutti gli strumenti necessari per prevenire ogni fenomeno di prevaricazione e regolamentare l’utilizzo delle nuove tecnologie, prime fra tutti i social. Dobbiamo dialogare con i giovani e dare loro delle regole certe affinché, lo spettro del bullismo, si allontani sempre di più dalle nostre comunità.

Claudio Marcassoli

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