Gli Azzurri alle paralimpiadi per cambiare la percezione della disabilità nel mondo

Negli occhi ancora vivi i fotogrammi delle imprese azzurre ai Giochi di Tokyo. E l’appuntamento si ripete, con in gara i paralimpici in una suggestione di emozioni e speranze. Tokyo, oggi come all’apertura dei Giochi, continua a vivere momenti drammatici. La pandemia non concede respiro, con la capitale giapponese che si ritrova nel mezzo di una emergenza sanitaria senza precedenti, complice l’aumento sensibile dei contagi in un vorticoso crescendo rispetto a luglio. Aumentano le terapie intensive, situazione al limite del collasso.

Ma le Paralimpiadi, non sono affatto in discussione. Una missione da compiere, con un occhio vigile alla curva dei contagi, ma anche tanto rispetto per atleti che hanno investito gli ultimi cinque anni, preparandosi per l’appuntamento della vita. Perché i Giochi sono per sempre, un evento che ti cambia la vita. De Coubertin potrebbe anche storcere il naso, perché se è vero che è già un orgoglio esserci, è altrettanto vero che il tintinnio di una medaglia fa gola a tutti. Partecipare, possibilmente per vincere.

Qui si combattono battaglie quotidiane, fatte di disabilità a tutti i livelli. Eppure, orgoglio e dignità, non fanno difetto a questi ragazzi che da martedì saranno impegnati, fino al 5 settembre, nella rassegna paralimpica. Perché  l’obiettivo è vincere, ma è innegabile che il solo esserci rappresenta il collante con le migliaia di atleti rimasti a casa, che non sono riusciti a fare i tempi per entrare nella bottega più colorata del mondo, quella dei Giochi. Si gareggia per una medaglia, ma anche per un movimento che vuole ribadire con forza il suo essere.

E quella paralimpica, sarà la spedizione azzurra più numerosa di sempre. Un record assoluto. Una missione per conquistare il Giappone. E anche qui, l’occasione per ribadire il florido momento del nostro sport. E’ ancora vivo anzi, vivissimo, i ricordo di quelle 40 medaglie conquistate dagli azzurri appena un mese fa, che l’appuntamento si ripete, sotto un’altra veste, ma sempre sotto la stessa bandiera. Perché quando vai in campo, in pista, in piscina, conta solo l’appartenenza ad un Paese che si specchia nelle imprese di questi ragazzi, pronti a scrivere il loro nome nella storia dei Giochi. Poi, normodotati o meno, importa talmente poco, perché l’emozione è la stessa.

L’Italia di Pancalli, arriva a Tokyo con un Boeing pieno di speranze: 113 atleti impegnati in 16 delle 22 discipline previste: atletica leggera, badminton, canoa, canottaggio, ciclismo, equitazione, judo, nuoto, scherma, sitting volley, tennistavolo, sollevamento pesi, taekwondo, tiro a segno, tiro con l’arco, triathlon e badminton. Una grandissima spedizione che segna a sua volta un altro record. Questi Giochi saranno in prevalenza donna, visto che saranno in gara 61 atlete contro 52 atleti, il che certifica la straordinaria crescita del movimento paralimpico italiano. Non solo nei numeri, ma anche della competitività.

C’è da confezionare un’impresa, quella di migliorare Rio quando l’Italia portò a casa ben 39 medaglie (10 d’oro, 14 d’argento e 15 di bronzo). I portabandiera saranno Beatrice Vio vogliosa di ribadire l’oro di Rio nel fioretto individuale e Federico Morlacchi, oro in Brasile nei 200 metri misti di nuoto. L’Italia può e deve conquistare il Giappone, con le sue eccellenze sportive. Ne è convinto il presidente Pancalli.

“Ci apprestiamo a vivere questa edizione paralimpica di Tokyo con la consapevolezza di poter far bene. Sarà un’Olimpiade più complessa, le difficoltà sono tante. Lo sono per gli olimpici figuriamoci per atleti con disabilità anche severe. Considerando anche che, alcuni atleti, per via delle loro patologie, non si sono potuti ancora vaccinare. Da uomo di sport ho percepito questa straordinaria passione condivisa non facendo alcuna distinzione tra mondo olimpico e paralimpico. Prenderemo parte ai Giochi non solo con l’obiettivo di rappresentare un’eccellenza sportiva, ma anche per continuare quella rivoluzione culturale che sta contribuendo a cambiare la percezione della disabilità nel nostro Paese e nel mondo”.

L’esperienza degli ultimi Giochi, induce ad andarci piano con i pronostici, sui candidati alle medaglie. Faremmo un grave torto a chi in questi quattro anni, ha combattuto, lottato e sofferto per esserci. Niente potrà esserci precluso, sperando che i favoriti e gli outsider, fondano insieme le energie. Per far sorridere Pancalli, per far gioire il nostro sport. Che non ha barriere, ma solo una bandiera e un inno. Che anche stavolta, vogliamo sentire risuonare il più possibile. Per chiudere alla grande, una meravigliosa estate italiana.