Azzardopatia fa rima con pandemia

L’inverno è appena iniziato e l’epidemia da Covid – 19 è tornata a crescere sino a raggiungere già picchi preoccupanti. Tanto che il Presidente del Consiglio dei Ministri è stato costretto a correre ai ripari e a emanare, con il team di esperti, un nuovo DPCM. Già solo la notizia della pubblicazione di nuove regole e di nuove strette ha creato una atmosfera di sconforto, per alcuni, e di rabbia, per altri. Purtroppo però dobbiamo riconoscere che i numeri dei contagi sono cresciuti troppo e molto presto il nostro sistema sanitario raggiungerà il collasso, per cui era necessario intervenire con regole più rigorose.

Con il decreto entrato in vigore il 26 ottobre, tra gli altri divieti e chiusure, sono state “sospese le attività di sale giochi, scommesse, bingo e casinò”. Immediata è stata la risposta della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che si è premurata di emettere una circolare interpretativa del Decreto. Nella circolare la ADM affermava che nella sospensione imposta dal DPCM rientrassero esclusivamente le “sale da gioco specialistiche (sale VLT, sale Bingo e sale che raccolgono scommesse), oltre naturalmente i casinò”. Al contrario sarebbe stata consentita la raccolta di gioco pubblico presso pubblici esercizi cd. “generalisti” che seguiranno le regole dettate per il tipo di esercizio.

Ebbene interpretata in questo modo la disposizione del DPCM sembrava ancora una volta offrire un’arma spuntata sia per lotta al propagarsi della pandemia, sia per la lotta alla diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo. Risulta abbastanza evidente che continuare a consentire l’accesso a locali chiusi per giocare avrebbe creato assembramenti e aumenterà il rischio di contagi.

Ma d’altra parte siamo consapevoli che è lo stesso Stato ad indurre ed incoraggiare i consumatori “a partecipare alle lotterie, ai giochi d’azzardo o alle scommesse affinché il pubblico erario ne benefici sul piano finanziario” (le parole sono del Tar Lombardia, Brescia, sent. 4 marzo 2020, n. 194), per cui l’auspicio di avere una legislazione rigorosa a tutela di chi del gioco d’azzardo è dipendente non è di agevole raggiungimento.

Per fortuna però il DPCM 3 novembre 2020 sembra aver introdotto un divieto più chiaro. All’art. 9, lett. l, il DPCM ha stabilito che sull’intero territorio nazionale “sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all’interno di locali adibiti ad attività differente”.

Questa disposizione non può che essere salutata con favore, mirando a ridurre le occasioni di assembramento e di ritrovo non necessarie. Le sale bingo, le sale da gioco o da scommesse rappresentano, infatti, luoghi in cui spesso le persone, i giocatori, sostano per svariate ore intente a fare la loro partita e utilizzano i medesimi strumenti di gioco, aumentando così le occasioni di contagio da Covid – 19. La sospensione di queste attività mi pare inoltre del tutto razionale e ragionevole essendo accompagnata dalla sospensione di tante attività ludiche e dalla chiusura della gran parte delle manifestazioni pubbliche e dei luoghi di incontro, come teatri o cinema. Il testo sembra inoltre non consentire diverse interpretazioni: sembra, quindi, che tutti gli strumenti di gioco debbano essere sospesi in questa fase emergenziale. Non possiamo che augurarci che questa lettura venga confermata anche da tutte le “articolazioni” dello Stato.