“Astana 7”: quale futuro per la Siria

Il settimo round dei colloqui di pace per la Siria, tenutosi il 30 ed il 31 ottobre ad Astana, si è concluso con la pubblicazione di una dichiarazione congiunta firmata dalla delegazione russa, turca ed iraniana. Nelle sale dell’Hotel Rixton, nella capitale del Kazakistan, erano presenti tutte le delegazioni che, da inizio 2017, stanno prendendo parte ai colloqui di Astana, iniziativa complementare ai colloqui di Ginevra, fortemente voluta da Vladimir Putin e Recep Erdoğan, che è riuscita nell’intento di riunire intorno ad un tavolo i Paesi che stanno svolgendo un ruolo attivo nello scacchiere siriano come Russia, Iran e Turchia.

Le prime dichiarazioni a caldo sono state rilasciate al termine dei lavori dal Ministro degli Esteri kazako Kairat Abdrachmanov: “I Paesi coinvolti salutano positivamente i progressi nella lotta al terrorismo e la progressiva sconfitta di tutte quelle organizzazioni legate ad al-Qaeda e all’Isis, risultato ottenuto grazie all’avvio effettivo delle zone di de-escalation. Supportano, inoltre, con decisione tutte le iniziative volte a prendere le misure necessarie alla lotta contro di esse sia all’interno che all’esterno delle suddette zone”.

È stata ampiamente discussa anche la proposta avanzata dalla delegazione russa consistente nell’organizzazione di un grande “congresso per la riconciliazione nazionale” siriana, un’ulteriore iniziativa volta al raggiungimento di un accordo per l’avvicinamento ad una risoluzione degli scontri armati e che dovrebbe avere luogo, secondo quanto riportato da RIA Novosti, a Soči il prossimo 18 novembre. La parti intervenute hanno rimandato ai prossimi colloqui di Ginevra, alla diretta attenzione dell’Onu, la valutazione di questa proposta già annunciata da Vladimir Putin in occasione del Forum di Valdaj e ribadita ad Astana dal Rappresentante della delegazione russa Aleksandr Lavrent’ev.

La dichiarazione congiunta pubblicata nella serata ieri (ora locale) ha evidenziato la necessità di trovare quanto prima un accordo tra le parti in merito alla velocizzazione dei corridoi umanitari, al rilascio degli ostaggi ancora trattenuti, alla restituzione delle salme dei caduti e alla facilitazione delle procedure di identificazione dei dispersi, prerequisiti necessari per l’affermazione di un clima politico favorevole ad un prolungato regime di cessate il fuoco. Riguardo questi punti, purtroppo, “Astana-7” non è riuscita nell’intento di mettere d’accordo i tre Paesi garanti con la delegazione dell’opposizione siriana. Le parti intervenute, infine, non hanno perso occasione per lodare il Presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, per il ruolo di mediatore interpretato dal suo Paese e per lo sforzo profuso nel processo di stabilizzazione del complesso scenario siriano.

Giannicola Saldutti – Ricercatore associato programma “Eurasia” dell'Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG)