A scuola di gratuità

Uscire dalla filosofia del profitto può sembrare impensabile ma non è affatto impossibile. L’uomo non ha ancora perduto la libertà di scelta sul proprio futuro. E’ una questione di tempo e di educazione. Occorre invertire la rotta, iniziare cioè ad educare ed educarci a pensare, a parlare, ad agire in modo gratuito. Significa abbandonare una mentalità, correggere lo stile di pensiero, lo stile di vita e di comportamento, dare vita ad un nuovo lessico della gratuità.

Significa necessariamente un processo di diseducazione al profitto frutto di libere, consapevoli e non indolori scelte quotidiane. Significa, ancora, aiutare i giovani in particolare a progettare e realizzare un mondo migliore a partire dalla vita loro, a divenire capaci di creare, inventare, ricercare, progettare, faticare per il bene dell’uomo e non più per la propria carriera e il proprio esclusivo benessere.

Educare nella gratuità significa “estrarre” (da ex ducere), tirare fuori tutto ciò dal bene e dal buono di ogni persona, di ogni ragazzo o bambino. Scuola e famiglia, in primo luogo, appaiono i più indicati artefici di questa necessaria e possibile rivoluzione. Essi sono realmente i due unici enti educativi capaci di incidere in modo sensibile sui giovani e, per loro natura, i luoghi adatti alla crescita delle relazioni e al recupero dei valori e del senso della vita.

Il ruolo della famiglia nella realizzazione di una nuova società gratuita necessiterebbe di un trattato ad essa completamente dedicato. Parlare di scuola tuttavia è anche parlare di famiglia perché entrambe sono coinvolte nel processo di sviluppo degli stessi ragazzi. La pedagogia esercitata dai genitori è sostanzialmente la stessa che possono realizzare gli insegnanti, basta sul riconoscimento dei doni personali, sulla valorizzazione delle diversità e sull’affetto.

La scuola ha bisogno della famiglia come luogo naturale della gratuità e dell’educazione e la famiglia ha bisogno della scuola per non restare educativamente sola dinanzi alle pressioni del sistema. Per le caratteristiche di penetrazione sociale e allo stesso tempo di azione individuale sulla persona, la scuola è un elemento altamente strategico nel mutamento del sistema sociale. Cambiare la scuola è cambiare la società. Cambiare la scuola nell’ottica della gratuità significa permettere alle nuove generazioni di imparare a pensare, progettare, lavorare, sognare e sperare in termini alternativi al profitto, di essere in grado di concepire il lavoro, l’economia, la vita in termini di dono anziché di interesse personale.

Poiché gli studenti di oggi saranno i professionisti, i politici, i cittadini del domani, investire sulla pedagogia e sulla scuola della gratuità è un passo fondamentale per iniziare a dare risposte concrete alle attese di giustizia, di equa distribuzione dei beni, ai problemi di fame, di sete, di salute, di ambiente del mondo intero.

Tratto da “A scuola senza profitto”, ed. Sempre