La missione della gioia

Cerchiamo la gioia. Ma dov'è? Sicuramente si è nascosta. Quando è troppo evidente, sembra banale. In realtà, si vergogna di tante sofferenze nel mondo. Come si può gioire con tanto male attorno? La gioia deve essere più cauta, più discreta per penetrare tutto, meglio e a fondo. La sua missione non è facile. Arriva come araldo del Signore annunziando la Sua misericordia, ma nessuno la crede. Si beffano di lei, la disprezzano. Vogliamo qualcosa più veloce e più facile. Lei invece, nella sua nobiltà, sempre richiede qualcosa.

È nobile, perché prediletta da Dio, e Lui non può supportare che noi la disprezziamo. Per questo la sua ira contro il popolo raggiunge il culmine: tradendo la vera gioia, rimaniamo più che tristi. Diventiamo schiavi delle nostre chimere e pseudo-gioie che ci stancano. Ci sarà qualcuno suscitato dal Signore per liberarci? La gioia, come fedele ancella di Dio ci conosce bene. Sa che possiamo essere vinti solo in modo speciale. L'uomo deve essere coinvolto nel suo gioco, che lei fa d'avanti a Dio: un passo verso il basso, due passi verso l'alto. Agli uomini piace giocare. Così la gioia sa come sedurci. La sua creatività ci stuzzica. Siamo invitati anche noi a fare lo stesso: un passo verso il basso, due passi verso l'alto.

Davanti al Signore il gioco s’intensifica: diventa una danza. Non bastano ne uno ne due passi, ma tre e ancora di più. I passi diventano gradini: cinque, sette, dodici. Ci aspetta un'intera scala per scendere verso il basso e correre verso l'alto. Questa scala assicura l'accesso di Dio a tutti, anche ai più resistenti. Dio è pronto a fare questo percorso per aiutare la gioia. Non vuole che lei manchi nella nostra vita. Ma prima ci invia la sua grazia, che fa da compagna alla gioia. Corrono insieme tendendosi per mano cercando l'accesso ai nostri cuori. E noi siamo salvati proprio per la grazia, e la sua richezza aiuta gioia.

Queste due belle compagne girano, ballando, attorno di noi. Sono delicate e discrete e, purtroppo per questo, non sempre sono efficaci. Sono come le melodie gregoriane: un passo in giù, due passi in sù. Girano, ballano, si dedicano, si espongono mettendo insieme varie sfumature di epressione, intrecciando la forza con soavità, agilità e pace. Ma, ciò nonostante, le nostre brave ballerine non riescono rendere i nostri cuori la casa della gioia. E' necessario tornare a Dio, chiedere il suo aiuto, vergognandoci di noi stessi di come trattiamo queste sempre belle e grate compagne.

Dio sa benissimo che amiamo più le tenebre che la luce, che le nostre opere sono malvagie e vogliamo nasconderle. Proprio questo ci toglie l’accesso alla gioia piena e pura. Complichiamo e combiniamo troppo, ed è per questo che Lui scende subito verso di noi. Nel suo Figlio corre veloce, come un prode lieto di percorrere la sua via, tenendo per mano la grazia e la gioia. Raggiunge la loro danza regale, trasformandola nella danza Eucaristica. La scala si estende dal cielo alla terra, e i gradini diventano innumerevoli. Solo il movimento rimane lo stesso: chi vuole innalzarsi deve scendere. Chi scende, viene portato sù. Ecco la risposta migliore alle nostre fughe e ribellioni: Dio ci propone una direzione e un ritmo, accompagnato dalla grazia e dalla gioia. Tutte e due sono attente e precise, vogliono che nessuno rimanga indifferente. E forse ci riusciranno! 

La loro danza eucaristica coinvolge e avvolge tutti, diventa cibo e bevanda affinchè ciascuno possa prenderne, mangiarne e berne. E quando, finalmente, la gioia trova l’accesso al nostro cuore, lo riempie, lo fa traboccare. Subito dopo ci prende per mano per essere portata agli altri, a quelli che sono ancora tristi. Corriamo tutti insieme verso Gesù e le sue brave compagne, la gioia e la grazia. Un passo verso il basso, due passi verso l'alto: percorrendo la scala della nostra quotidianità, con tanta leggerezza ed efficacia, arriveremo alla meta.