L'unica sincertià è mediata da Dio

La relazione fra due persone deve essere complessa. Nonostante tante buone intenzioni, si tratta sempre di due persone diverse, quindi fondamentalmente incomprensibili una per l’altra. Ci saranno sempre spazi non condivisibili, paure, malintesi. L’altro rimane sempre un mistero inaccessibile. Sembra una cosa normale: Dio, l’Altro supremo (se non assoluto), si rivela proprio così, attraverso l’altro.

È possibile dunque trovare pienamente l’altro, trovare Dio? Forse deve rimanere solo la ricerca, lo sforzo spesso imbarazzante e frustrante. Allora, come costruire i rapporti sinceri e profondi? Esiste sempre il rischio di non incontrarsi pienamente, del gioco permanente tra il nostro volere e le possibilità tra sentire e comprendere, tra essere e percepire. Troppo complesso! Troppo presente per non gettare una nuova luce sui valori da tutti apprezzati. Per esempio: come mai Giuseppe, lo sposo di Maria, dopo averla trovata incinta prima che andassero a vivere insieme, pensò di ripudiarla in segreto? Non voleva accusarla, ma dove l'avrebbe lasciata? Una donna incinta senza marito in quei tempi! La scelta di Giuseppe sarebbe stata davvero una soluzione giusta? Forse pensava anche alla sua reputazione? Arriva quindi una domanda: la amava davvero? Perché non hanno parlato?

A questo possiamo aggiungere l’atteggiamento del narratore: come mai un uomo giusto si comporta così verso una donna? Forse questo andava bene nel contesto culturale d’allora, ma oggi? In realtà quella situazione non era altro che un confronto con le norme sociali. Allora Giuseppe le rispetta più che la sua promessa sposa? E Maria? Non poteva o non voleva spiegare la sua situazione? Forse non le è stato chiesto? Ma come potrebbe spiegare qualcosa a Giuseppe? Ai genitori? Vuol dire non aveva fiducia? Sembrava stesse in una situazione ancora peggiore di quella di Giuseppe…

Con ragionamenti di questo tipo si potrebbe continuare a lungo. Lo facciamo nelle situazioni complesse, subito scoprendo che così ci allontaniamo gli uni dagli altri. La complessità di una situazione porta le complessità delle interpretazioni, intrecci delle intuizioni ed ipotesi. Perplessità e solitudine aumentano. Non c’è speranza per una piattaforma comune. Quanto è facile chiudersi nella disperazione, tanto forte rimane il desiderio di essere capito. L’idea di sincerità e unità risulta solamente utopistica.

La soluzione del dilemma di Giuseppe è emblematica. Non consola ma indica un’altra direzione. Trovare la soluzione in un sogno non sembra un conforto accessibile per tutti. Anzi, pare una storia quasi mitologica. Vuol dire che i dilemmi devono rimanere. Nondimeno malintesi e allontanamenti. L’unica garanzia di sincerità interpresonale deve essere basata sulla mediazione di Dio stesso. È un ponte posto sull’abisso. Un miracolo necessario, timidamente immaginato. Ma solo così possiamo salvare le nostre relazioni, quindi noi stessi. Esse non devono dipendere dalle nostre limitazioni cognitive ed interpretative. Dobbiamo guardarle da una prospettiva più ampia – quella della fede e della speranza. E dell’amore – dalla prospettiva divina.