Il genio femminile

Nel dibattito sul ruolo della donna nella Chiesa non si metterà un punto. Da una parte si tratta, giustamente, della necessità di superare un modello fondato sulla supremazia dell'uomo. Dall'altra, quasi automaticamente, si cade nella tentazione di considerare e “misurare” le donne con lo stesso metro usato per gli uomini.

Le donne sono diverse dagli uomini, ma questo non significa che debbano essere dominate o trascurate. Il Vangelo di oggi ci offre una bella lezione sul genio femminile, difficilmente spiegabile con parole e concetti, perché vivo e presente nelle intuizioni, negli sguardi e nei gesti. La donna crea lo spazio, prepara l’atmosfera, plasma l’aura per le attività maschili.

Perché troviamo Gesù a Cana? Alcuni sostengono si trattasse del matrimonio di conoscenti o di parenti proprio di Maria. Lei, in ogni caso, non poteva mancare e arriva al banchetto con la stessa sensibilità di cuore con cui aveva visitato Elisabetta. Gesù va con lei, o dopo di lei, accompagnato dai primi discepoli. Sta per iniziare la sua missione pubblica, ma trova comunque il tempo di partecipare a una festa di famiglia. 

Le nozze di Cana dimostrano che la sua missione è complementare a quella della madre. Gli uomini, del resto, spesso vivono i propri affari in modo formale, anteponendo gli obiettivi ai mezzi. Così facendo, però, è molto facile perdere la sensibilità per il dettaglio, per i bisogni degli altri, per i diversi contesti umani e sociali. La maschilità di Gesù è pienamente integrata dalla madre. Come ha suggerito don Dolindo Ruololo nel suo commento al vangelo di Giovanni, Maria – come sostenuto da alcuni testi apocrifi – era stata probabilmente testimone di vari miracoli di Gesù quando era bambino. Perciò, quasi naturalmente, fa un'osservazione discreta e precisa: “Non hanno vino”. Con la sua risposta perplessa, Gesù sembra in bilico fra la missione e le cose private, familiari. Però, alla fine, da seguito alla richiesta della sua madre, in modo discreto ed efficace.

Con un miracolo non previsto, “privato”, inizia dunque il ministero ufficiale del Messia. Il percorso della sua opera già all’inizio viene modellato dalla sensibilità femminile della madre. Non sappiamo se lui stesso non avesse previsto la situazione e poco imposta. Contano l'effetto e, nello stesso tempo, la sensibilità sia per il compimento della sua missione, sia per i dettagli che la accompagneranno. 

La sensibilità femminile vive e si muove nelle fessure, nei recessi, negli spiragli, nei “tra“. E' leggera, veloce, mobile, flessibile, agile. Esprime lo Spirito della Sapienza divina, il quale, secondo le caratteristiche attribuitegli dal Libro della Sapienza, è “sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senz'affanni, onnipotente, onniveggente” (Sap 7,22). Non a caso i Padri associavano la figura della Sapienza divina a Maria.

Nelle parabole di Gesù sarebbe presente tanta attenzione per la vita quotidiana (la pulizia della casa alla ricerca di una dracma, il ruolo dell’impasto, il rattoppo dei vestiti, il travaso del vino in otri) se lui stesso non fosse stato un bravo discepolo della scuola di Nazaret, proprio sotto della mamma?

Il Vangelo è ricco di varie, discrete, presenze femminili (la suocera di Pietro, Maria Maddalena, la donna sirofenicia, la samaritana e tante altre) che ci fanno assaporare la storia di Gesù. Si potrebbe dire che mettano in imbarazzo gli uomini. Ma questo significherebbe usare per gli uomini lo stesso metro utilizzato per le donne. Invece i due sessi sono come l'aria e la terra, il respiro e l'azione, lo sguardo e il pensiero: entrambi necessari, necessariamente complementari.

Allora perché parliamo di genio femminile e non maschile? Semplicemente perché è più sottile, più delicato, più leggero; insomma più bello. Gli uomini sono fatti per i lavori “sporchi”, poco raffinati, pesanti; le donne per quelli più lievi. Quindi non hanno bisogno di esposizione, gloria esterna. Sono gloriose in sé. Ma questo, spesso, non importa loro: basta guardare una bella ragazza nei suoi gesti, movimenti e attività. Le donne sono ben compenetrate nella realtà, come lo Spirito (1Cor 2,10). Vivono direttamente l’amore stesso che, invece, gli uomini cercando di giungere con tanta fatica.  

Bernard Sawicki, Istituto Monastico, Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, Roma