Il fine ultimo dell’uomo

La giustizia a cui l’uomo è chiamato, è una risposta esigente alla giustizia di Dio, che presenta i tratti della Misericordia e del Perdono, della Grazia e della Fedeltà.
Allo stesso tempo possiamo notare, soprattutto negli scritti Sapienziali, come la giustizia di Dio sia rivolta in modo particolare ai poveri e ai sofferenti. Leggiamo nel Salmo 98 che “Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia”. Ancora nel Salmo 103 si dice che “il Signore ha compiuto atti di giustizia, ha reso il diritto a tutti gli oppressi”.

Tale giustizia tra Dio e l’uomo viene portata a compimento da Cristo, divenendo “una nuova e definitiva alleanza, quale compimento messianico della giustizia salvifica di Dio e anticipazione escatologica dei ‘nuovi cieli e della nuova terra in cui avrà dimora stabile la giustizia’ (2Pt 3,13)”. Come sottolinea Papa Francesco nell’Enciclica Lumen Fidei, la fede si pone in stretta relazione con l’alleanza con un Dio fedele, che stabilisce una relazione d’amore con l’uomo rivolgendogli la sua Parola.

Il fine dell’uomo non è infatti il dominio della realtà creata, ma la contemplazione di Dio: tale fine l’uomo lo raggiunge compiendo quell’itinerario fatto di impegno e di sforzo per orientare tutta la realtà creata, con e attraverso l’uomo, in quell’ordine finalistico che ha come termine Dio. In questo senso diviene centrale e fondamentale il rapporto tra la giustizia e la fede, proprio perché non può esserci l’una senza l’altra. O meglio la fede, in particolare la fede in Gesù Cristo, si pone come l’orizzonte di precomprensione della giustizia, che a sua volta riceve dalla fede una nuova luce.

Afferma Papa Francesco che solo mediante l’Incarnazione, ossia condividendo con noi la nostra umanità, “la conoscenza dell’amore può giungere alla pienezza” (Lumen Fidei, 29).
La luce dell’amore, prosegue il Papa, “si accende quando veniamo toccati nel cuore, accogliendo la presenza interiore dell’amato, che ci permette di riconoscere il suo mistero” (Lumen Fidei, 31).

Occorre ora continuare a muoversi in questa direzione, facendo un passo avanti. La proclamazione centrale dell’annuncio di Gesù riguarda il Regno di Dio: si tratta di una realtà già presente e che avrà un compimento nel futuro. Il Regno pertanto si caratterizza per il suo carattere gratuito, giusto: è un dono. Ma proprio in quanto dono deve essere accolto in maniera libera e volontaria e, soprattutto, deve avere delle conseguenze nell’agire. È un dono che a sua volta deve essere donato, comunicato, annunciato, testimoniato.

La fede nel Regno è quella nella giustizia di Dio, nella sua promessa di salvezza, in un mondo nuovo dove regneranno per sempre la giustizia, la misericordia e la pace.
Accogliere con stupore e novità di cuore il messaggio delle Beatitudini significa mettersi in una dimensione di servizio nei confronti di tutti gli uomini e le donne, per amore del Signore. In quest’ottica la fede in Gesù Cristo ci spinge, ad aprirci a Dio e a vivere secondo tutte le dimensioni ed esigenze del Vangelo.