Il “femminismo” di Gesù

Povera donna. Così maltrattata dai sadducèi. Diventa un modello deplorabile delle operazioni ideologiche piuttosto che intellettuali. E ovviamente questa posizione della donna risulta anche dal contesto sociale e culturale: la donna apparteneva prima al suo papà, poi al suo marito. Senza uomo non significava niente. Gli opponenti di Gesù vogliono estinguere questa dipendenza anche fuori la vita terrena. O, piuttosto, mettere in dubbio la possibilità della risurrezione. La risposta di Gesù, come sempre, stupisce e apre nuovi orizzonti. La dipendenza, la sottomissione, i problemi con uguaglianza sono transitori, risultano solo dall’ordine terrestre. La vera natura, i veri rapporti umani sono più sublimi, più belli. Dopo la morte saremo uguali agli angeli. Ma come capire questo? Non siamo stati creati come uomo e donna? Essere uguali agli angeli non significa essere gli angeli. Si tratta di una nuova forma di esistenza, dove il sesso non è più un problema, non crea divisioni o tensioni insane. Questa visione era sempre molto cara ai Padri della Chiesa e ai Padri del Deserto. Ovviamente, soprattutto dalle ragioni escatologiche, cioè per promuovere la vita dedicata interamente a Dio, anticipante la felicità eterna. Per esempio San Giovanni Crisostomo era tanto entusiasmato dal celibato consacrato che non aveva paura di desiderarlo per tutti, essendo convinto che in questo caso gli uomini potrebbero moltiplicarsi come gli angeli.

Oggi siamo molto lontani da questo entusiasmo. Anzi, il celibato viene messo in dubbio, disprezzato. Ma, d’altro lato, anche la vita matrimoniale subisce grande crisi. Questo non vuol dire che non siano le coppie felici, che vorrebbero stare insieme per l'eternità. Allora il Vangelo di oggi li priverebbe di questa possibilità? Come abbiamo detto sopra, le parole di Gesù sempre aprono a nuove possibilità, invitano ad andare avanti, più nel profondo. Solo così possiamo uscire dall’agitazione sempre più frenetica tra un femminismo radicale e aggressivo e un celibatarismo fanatico e rigoroso. Ci vuole un’aria, una prospettiva davvero eterna, divina. Se tutto proviene da Dio. Se Lui è l’amore, dobbiamo prenderlo assolutamente come un punto di riferimento per sorpassare, nella persona di Gesù, tutto ciò che può limitare e ridurre l’amore umano. L’amore non sono i rapporti: sessuali, affettivi, della dominazione o sottomissione, del profitto o della perdita. L’amore va oltre e sopra. Ha bisogno di Dio: del Terzo Eterno, della vita e forza che supera tutte le mancanze umane. In questa prospettiva teologica e mistica viene ripresa la vera natura umana e il vero amore. Vengono riprese dalla caduta fatale del peccato originale di cui purtroppo spesso ci dimentichiamo e cerchiamo di amare se fossimo perfetti. Non si può pienamente amare senza il rapporto profondo con Gesù Salvatore, senza affidare a lui tutto ciò che può impedirci di amare: pure le limitazioni e contesti socali e culturali che costituiti e costituenti i nostri sessi.

Se la nostra esperienza sessuale ci costa troppo, se magari ci fa male, tanto più abbiamo bisogno di questa prospettiva escatologica di Gesù. Tutto ciò che solo passa non può soddisfarci pienamente. Perciò dobbiamo ancorarci all'eternità. Chiaro, non è facile, soprattutto se viviamo adesso solo sulla terra, oggi, quando si prova di cambiare l’eternità nell’oceano i molteplici piaceri che possono chiudere gli occhi o il pensiero. Ci vuole uno sforzo. Questo, che non ci costa niente, può portare solo alle considerazioni assurde, simili alla domanda dei sadducèi. L’amore merita la prospettiva più bella, più integra, più umana, non solo da questo mondo.