Il diavolo si nasconde nell'incoerenza

Forse la ragione principale per cui oggigiorno ci sentiamo perplessi è la mancanza di coerenza. Si parla una cosa e se ne fa l’altra. Non si mantengono né le promesse, né i propositi. Le persone non sono prevedibili e neanche convincenti.

Il mondo si è spaccato in due realtà: quella delle parole e quella delle opere. Lo sperimentiamo spesso – e questo ci fa male – si parla, afferma, racconta, promette e poi si fanno cose totalmente diverse, come se quello che abbiamo detto prima non esistesse. Chi fa tutto ciò non si pone il problema. Le fa spontaneamente. Ma le persone con cui questi vive risultano sconfortate. Non è un segreto che dai rapporti che creiamo con gli altri ci aspettiamo un sostegno, un aiuto, un orientamento. Ma se non abbiamo nessuno a cui appoggiarci, finiamo con l'essere soli, ci sentiamo minacciati. Non c'è da stupirsi, allora, se il mondo stia diventando non solo liquido, ma anche caotico e invivibile. 

La mancanza di coerenza è la misura del male. Il diavolo è divisore. Punta a rompere tutto ciò che riesce, a ogni livello. Dividere vuol dire privare di identità. L'Individuo diventa “dividuo”. Non ci sorprende, allora, l'accusa mossa dagli scribi a Gesù: “Costui è posseduto da Beelzebù e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni”. Ovviamente i motivi erano molteplici: l’invidia, la gelosia, l’incomprensione, la paura, la rabbia, la viziosità, tutti derivanti da una mancanza di coerenza. Vedere i miracoli di Gesù e non credere è una cosa molto strana, il segno evidente della lacerazione e della testardaggine. Di solito accusiamo gli altri delle cose che non vogliamo riconoscere in noi stessi.

La risposta di Gesù e molto chiara. Sin troppo. Da una spiegazione dettagliata che tocca il punto cruciale dell'accusa. L'evangelista Marco, tuttavia, non ci dice nulla della loro reazione, o replica, a quanto affermato da Cristo. Probabilmente, sentendosi sconfitti in questo scontro dialettico, si arrabbiarono ancora di più, preparando la vittoria finale della loro guerra personale contro di lui. 

Anche la coerenza di Gesù – o in Gesù – non è facile da capire. Essa non risponde alle nostre aspettative. Non è una semplice antitesi all’incoerenza. Il Vangelo di oggi inizia e si conclude con due passaggi molto forti. Marco, in questo caso, è molto preciso. Gesù viene descritto come “fuori di sé” da coloro che gli volevano bene. Ogni valutazione è lasciata al lettore, il quale, tuttavia, non può non restare perplesso sentendo la risposta del Nazareno quando gli viene chiesto di parlare con i suoi familiari. Sembra quasi che egli li ignori, non rispetti né la madre né i suoi fratelli. E quindi finiamo anche noi per pensare: “E' fuori di sé”. Ciò apre il campo a dubbi e domande: dov'è il Gesù buono, mite, misericordioso e sensibile? Dov'è la sua coerenza? 

Il problema sta nel rapporto tra la coerenza umana e la coerenza divina. Come facciamo a comprendere la seconda? Come riesce a viaggiare insieme a giustizia e misericordia? Come conciliare la sua volontà con la nostra libertà? La sua creazione e l’esistenza del male? San Paolo ci suggerisce una cosa: “Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2 Cor 4,18). Anche il racconto del peccato originale ci indica la soluzione. Sì, non conosciamo Dio. I suoi pensieri non sono i nostri (Is 55, 8). Ma abbiamo la sua Parola. La avevano pure Adamo ed Eva. Anche tutti quelli che ascoltano Gesù la avevano. E' lui stesso la parola del Padre, venuto per compierla e per far risuonare i libri dei profeti e gli altri insegnamenti contenuti nell'Antico Testamento. Per capire la coerenza di Gesù, si deve approfondire e contemplare la Parola di Dio, facendola riecheggiare nei nostri cuori, nella nostra mente e quindi nella nostra vita. In essa non c'è la semplice compatibilità fra parole e opere ma qualcosa di più: una forza, un fuoco che cambia le parole in opere e fa che le opere parlino.