Fatima, patrimonio dell'umanità

In latino, l’espressione liturgica “nell’attesa della tua venuta” ha una densità straordinaria: “donec venias”, “finché tu venga”, fino al tuo ritorno, Signore. In due sole parole si riassume la storia della Chiesa: secoli e generazioni che si susseguono nel tempo, protesi alla meta, al compimento. La Vergine Maria ha piena e definitiva cittadinanza nella eterna patria del Cielo, ma appartiene ancora – per vincoli materni – all’oggi: al “donec venias”. Fin dalle origini è comparsa, sullo scenario drammatico delle vicende umane, per confortare i suoi figli, per sostenerli, per richiamarli, per esortarli.

Fatima è una tappa preziosa di questo ininterrotto dialogo di amore che la Madre intesse con i discepoli del Signore: una tappa importante, decisiva, che ha avuto e continuerà ad avere una rilevanza universale e che riprende tutta la Tradizione precedente, riproponendola all’attenzione di una umanità distratta e disfatta dai suoi mali. Alla Cova da Iria, come lo scriba del Vangelo, Maria Santissima attinge dal tesoro del suo Cuore Immacolato “cose nuove e cose antiche” (cfr. Mt 13,52). È la “porta del Cielo”, che promette il Paradiso ai tre fanciulli e conforta Lucia – che resterà presto sola, priva della compagnia dei suoi due cuginetti – assicurandole sostegno e protezione lungo gli anni della sua vita. È “il rifugio” – come recita la più antica preghiera a Lei rivolta -, il luogo sicuro, protetto dalle mille insidie del Maligno; è la via che conduce a Dio e, al tempo stesso, è la “odigitria”, colei che guida con sapienza l’anima lungo le vie della Grazia. Fatima raccoglie l’intero deposito della Fede e ne offre una versione nuova, originalissima, incarnata nel cuore di un popolo e nella vita semplice di tre umili Pastorelli. La santità non è mai stanca ripetizione di copioni già visti: ha sempre una nota di imprevedibilità, che ne garantisce “il marchio” di fabbrica, l’origine divina. La vicenda di Francesco, Giacinta e Lucia ha tutto il sapore e la fragranza delle “cose di casa” e la potenza soprannaturale delle “cose di Dio”.

Una nota di rammarico: quella straordinaria ricchezza è ancora poco conosciuta, ai più, banalizzata, relegata al mondo del miracolismo o dei presagi infausti: l’ampia letteratura (mi limito all’essenziale: le stupende Memorie di Suor Lucia; i suoi Appelli; la recente e documentatissima biografia) meriterebbe maggiore attenzione e approfondimento, soprattutto in campo cattolico. Nella inarrestabile deriva del nostro tempo, Fatima è un patrimonio di luce, di fede e di Grazia che abbiamo il dovere di custodire e di tramettere con coraggio al mondo.

Padre Mario Piatti – sacerdote dei Servi del Cuore Immacolato di Maria e direttore della rivista Maria di Fatima