Epifania: che regali possiamo fare a Dio?

Epifania
Adorazione dei magi

Re Magi erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la 'firma' di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare”. (Benedetto XVI). L'Epifania è la prima manifestazione divina di Gesù Cristo ai Re Magi. I doni dell'oro, dell'incenso e della mirra, indicano rispettivamente la regalità, la divinità e la prefigurazione della Passione dolorosa del Signore. Il dono più grande che possiamo fare a Dio è la nostra vita. L'Epifania è anche la “festa dei regali”, con la Befana che è una figura folcloristica e simpatica. Secondo la tradizione, si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell'Epifania) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente, i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone o dell'aglio. Dio ha dato al mondo il regalo più bello il Suo Figlio Gesù e noi che regali possiamo fare? Nella parola “regalo” c'è la parola “re”, colui che ti fa un regalo ti fa sentire per un'attimo “re” o “regina”. I migliori regali sono quelli fatti ai poveri, perché non possono ricambiarci, ma sorridono e fanno festa, riacquistando la loro dignità di essere figli di un Re. Cosa possiamo regalare agli altri? I soldi… E' troppo facile alle volte regalare dei soldi per mettersi la coscienza apposto e fare “assistenzialismo”. La Chiesa non è una Ong (Organizzazione Non Governativa) o un'associazione di volontariato, ma come scriveva don Oreste Benzi: “Non riducete la vostra attività ad un atto di bontà, sentitevi invece mano nella mano costruttori di una storia che è la storia di Dio, non degli uomini!” oppure: “Coloro che organizzano nella Chiesa le opere di carità e non vivono la relazione d’amore con Dio, diventano impiegati della carità: è un pianto. L’amore di Cristo ci spinge a convertirci da impiegati a innamorati di Cristo per portare la salvezza a tutti”.

Quali sono i regali che possiamo fare agli altri?
1. Presenza: Non servono fare tanti regali alle persone, anzi i regali alle volte legano a sé e creano “dipendenza e manipolazione affettiva”. Il più bel regalo è la tua presenza, nel dire con il proprio cuore: “Ci sono!”. “Sono qui per te”. “Ti ascolto e non ti giudico”.
2. Tempo: Il tempo non è denaro, ma è gratuito: puro dono di Dio. Il tempo è il regalo più grande che puoi fare a qualcuno, perché regali un pezzo della tua vita che non tornerà più indietro. Dare del tempo ai poveri, alle persone, alla preghiera non è mai tempo perso o sprecato, anzi questa è la vera “banca” per il Paradiso.
3. Rispetto: L'etimologia del termine rispetto è da ricondursi al participio perfetto del verbo latino “respicere” (respectus); puntando l'attenzione sulla forma infinita, notiamo che essa è composta dal prefisso “re-” seguito da “spicere”, traducibile letteralmente con “guardare di nuovo”, da qui la nostra espressione “avere ri-guardo per qualcuno”. Diceva la filosofa Simone Weil: “Nessuno ha più amore di colui che sa rispettare la libertà dell’altro”. Rispettare l'altro così com'è, non pretendere di cambiarlo, ma il grande rispetto per la sua vita e la sua storia personale è il primo atto di vero amore per gli altri.
4. Intercessione: Stare in mezzo alle persone pregando e senza giudicare. E' un servizio spirituale l'intercessione, significa molte volte mettersi nella “posizione del crocifisso” che è una posizione scomoda, ma che salva.
5. Aiuto concreto: Le persone hanno bisogno di essere guardate, amate, curate, ascoltate, consolate e rischiarate (cioè rendere chiaro o più chiaro ciò che è scuro, annebbiato, confuso con la luce della Parola di Dio). Aiutare significa essere attenti alla felicità dell'altro e trattarlo come si trattano i frammenti dell'Eucarestia con riverenza, rispetto e delicatezza.

Il mondo non è dei furbi, dei violenti e degli egoisti, ma dei miti, deipacifici e dei generosi: questi sono i veri rivoluzionari del vangelo. Dobbiamo costruire la società del gratuito, come insegna don Oreste Benzi: “Non lasciarti inquinare dal calcolo di quanto puoi guadagnare o perdere negli atti che compi, chiediti solo quanto puoi amare gratuitamente. Meno ricevi, tanto più sei gratuito; tanto più sei figlio di Dio che ama gratuitamente. Dio quando ci ha creati non ha pensato a quanto avrebbe guadagnato creandoci. Egli invece ha pensato a quanta gioia ci avrebbe donato. Così non pensare a quanto puoi ricevere, ma pensa a quanta gioia dai perché sei stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Il segno che sei in questa ottica è l’invitare alle tue feste i ciechi e gli storpi, tutti coloro che non ti possono dare il contraccambio”.