Difendersi
dalle parole

sordociechi

Nell'ambito dei nostri rapporti con gli altri le parole giocano un ruolo fondamentale. Non solo perché viviamo in un'epoca caratterizzata dalla comunicazione di massa, ma anche a causa dei vari meccanismi di difesa che utilizziamo in diversi settori della nostra vita. La parola è il mezzo più efficacie e facile da usare se vogliamo attaccare qualcuno. Il metodo più semplice e popolare è dire falsità sulle persone a cui non vogliamo bene.

Quando entriamo in contatto diretto con le persone che vogliamo evitare la parola si trasforma in domanda. Non, ovviamente, per chiedere spiegazioni, ma per mettere in difficoltà. Questa forma di attacco sarà ancora più efficacie se fatta in presenza di altri. Così la nostra azione ci darà una soddisfazione ancora più grande.

Gesù ha sperimentato molte volte questo tipo di attacchi, compiuti attraverso le parole dei suoi nemici. Si può dire che abbia maturato una certa esperienza e competenza nel trattare tali situazioni. Il Vangelo è dunque un manuale – se non un corso – che ci insegna come gestire l'ostilità verbale. Oggi è necessario e urgente acquisire questa competenza, specie per le persone che svolgono servizi pubblici o operano nelle istituzioni, dove il peso del potere può rivelarsi distruttivo. Servono non solo prudenza e resistenza ma anche immaginazione e creatività. Riuscire a comunicare con le persone difficili, aggressive, oggi è cruciale, perché proprio in quei momenti possiamo difendere (o almeno proteggere) i valori più importanti per la nostra identità cristiana e umana.

La lezione dal Vangelo di oggi è stupenda. La domanda fatta a Gesù sembra innocente, ma dalla frase precedente è chiaro che essa è stata preparata proprio per mettere il Signore alla prova. Il quesito, inoltre, pur essendo in sé molto importante in quel contesto diventa superflua. E' nobile – nell'intenzione di chi chiede – ma privo di significato.

È giusto porre grandi domande solo per combattere qualcuno? In questo modo si strumentalizza la nostra ricerca della verità. Ma questa pratica non è oggi troppo presente? I grandi discorsi, i problemi seri sembrano diventati meno importanti della necessità di colpire chi ci da fastidio o, semplicemente, minaccia la nostra posizione nel momento in cui chiede attenzione e giustizia. Gesù non si abbassa al livello dei suoi avversari. Potrebbe farlo agevolmente. Altri passi del Vangelo dimostrano che è in grado di ribattere a queste affermazioni. Tuttavia, in questo caso, non lo fa. Sembra essere intrigato dalla domanda. E non c'è da stupirsi: si tratta dell’amore, il suo tema preferito. Lui usa questa occasione per rivelare un altro segreto della sapienza divina. Questa è la sua maestria: sfruttare il momento del dubbio per trasmettere il suo messaggio. Lo fa con talmente tanta forza, grazia, efficienza e convinzione, che i suoi avversari giustamente non sanno cosa rispondere. L’evento inizialmente pericoloso diventa la sua cattedra.

Ovviamente Gesù vince, ma anche qui non lo fa pesare. Ecco la sua strategia: impostare il discorso su un piano diverso rispetto a quello voluto da chi lo attacca, toccando i loro cuori. Quale fede nell’uomo! Naturalmente chi ci vuole male, spesso cerca di distruggerci. Però questo non significa che non possiamo tentare di smontare le sue argomentazioni, mostrando la sua miseria.

La risposta di Gesù non fa male ai suoi avversari. Gli lascia lo spazio per riflettere. Questi momenti sono i più preziosi. Tutti, ovviamente, siamo libero. Ma possiamo trovare vari modi per consentire alla grazia di operare nei nostri cuori. Coraggio: basta ascoltare le parole e le risposte di Gesù e lui, in cambio, ci mostrerà come rispondere agli altri secondo la sua volontà.