Così perdiamo i fedeli

Nessuno dice o scrive che la Chiesa si sta svuotando di sacro, di bello e di spiritualità. Si parla troppo e tanto di problemi sociali, ma c'è una povertà spirituale spaventosa. Le chiese vuote, i cuori vuoti di Dio, tanta religiosità e poca fede, relativismo morale. “Tanto se Dio esiste o non esiste non mi cambia la vita”. Una mentalità assurda: se togliamo Dio, togliamo tutto dal cuore, dalla coscienza e dalla società. 

La Chiesa deve avere come priorità l'annunciare la bellezza del Vangelo e la gioia di credere in Gesù Cristo. Tutte le volte che, nella storia, questa istituzione (divina e umana) si è occupata di altro ha perso le anime ed ha fallito nella sua missione.

Risuonano le parole di Fratel Carlo Carretto: “Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porte della mia anima, quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un'altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo. Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri”.

Giorni fa un amico ha scritto una lettera ad un giornale: “Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi, non è più credibile“. La realtà è che nessuno è credibile finché è su questa terra. Questa caratteristica non è degli uomini ma solo di Dio e del Cristo. Forse che la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?”.

Papa Francesco traccia in maniera chiara l'identità della Chiesa: “La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia. E questo corpo ha un capo, Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge. Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre! Sempre, sempre!”.(Udienza generale, 19 giugno 2013).

L'uomo di oggi ha fame e sete di Dio e non possiamo rispondere con discorsi psicologici e sociologici a questo, ma con il Vangelo che libera chi lo ascolta e chi lo annuncia. I santi sono coloro che sono ritornati alla fonte del vangelo e questa luce è stato ed è il faro di tutte le genti. Talvolta le persone si sentono “come pecore senza pastore”, perché in certi casi alcuni sacerdoti fanno gli amministratori del sacro e sono perfetti “manager”, ma non hanno l'odore del Pastore Gesù nella preghiera e la “puzza” delle pecore soprattutto dei poveri.

La gente non ha bisogno di “professori della Legge di Dio”, ma di semplici seguaci, che con le loro povertà, si mettono al servizio degli altri. Oggi dobbiamo recuperare la mistica cristiana, che non è devozionismo o essere disincarnati dalla realtà, ma avere “gli occhi di Dio” per poi operare nella carità con “le Sue mani”. Serve una Chiesa di anime, anzi di cura delle anime, non di convegni, conferenze e catechesi sterili che rimangono solo pochi istanti negli uditori. Una Chiesa che si preoccupa delle anime e non dei soldi, di amministrare solo i sacramenti o fatta di aziende-parrocchie manageriali, ma senza preghiera, spiritualità, mistica e carità concreta.