Conoscere la nostra debolezza

Quante volte anche noi nella nostra vita ci siamo fatti questa domanda; dinanzi a quell’incontro, a quel fratello che ci annunciava la Misericordia di Dio, ce lo siamo chiesti. L’incapacità di saper guardare oltre il nostro sguardo, i nostri preconcetti, è spesso la causa dell’incapacità di convertirsi: ma è possibile che Dio si serva proprio di quella persona, così debole e umanamente inadatta, per annunciarmi la Sua Salvezza? Anche i concittadini di Gesù, dinanzi alla Sua Sapienza, hanno questa reazione.

Sono così scandalizzati da quello che annuncia “il figlio del falegname” da cercare di gettarlo giù dal monte: “ma come, proprio lui, viene ad insegnare a noi la via della Salvezza? Ma noi conosciamo bene chi è…”Difficile dare spazio alla “fantasia di Dio”, alle Sue scelte inaspettate, lasciarsi sorprendere dalla Misericordia di Gesù. Ma Dio ha strade diverse dalle nostre, le Sue scelte non guardano l’aspetto esterno, non apprezzano le forme e i manierismi: il Signore guarda il cuore dell’uomo.

In quel fratello che tu stai giudicando, che pensi “mai cambierà…non c’è nulla da fare” Dio legge il suo cuore, il desiderio di bene che c’è in ogni uomo. E lo tocca con la Sua Grazia, converte il suo cuore e ne fa un suo discepolo, un suo testimone prediletto proprio perché conosce la sua povertà e non si appoggerà più sulla sua bravura ma sulla Grazia di Dio. E’ per questo che Gesù sceglie proprio Pietro per essere il primo degli apostoli: quell’uomo che per viltà lo ha rinnegato tre volte ha conosciuto la sua debolezza e allora può guidare la Chiesa. E’ diventato consapevole che lui, senza Cristo, non può fare nulla. E’ il peggiore di tutti. Solo conoscendo come Pietro la nostra debolezza potremo cominciare a non contare più su noi stessi, sui nostri progetti, sulla nostra buona volontà: potremo finalmente dare spazio alla Grazia e lasciarla operare in noi.