Avvento: scelti da Dio

“Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti”. È l’invito che Paolo rivolge ai Romani, ma anche a ognuno di noi, in questo momento particolare dell’anno liturgico. Un tempo di attesa e di testimonianza.

L’Avvento è il periodo di preparazione al grande avvenimento del Natale, un momento in cui il chronos diventa kairós: il tempo opportuno per la manifestazione di Dio nell’istante di questo momento.

Il kairós è la circostanza conveniente per un’iniziativa di Dio da cogliere nel presente. L’opportunità che ci è data in questo kairòs consiste nello scoprire Dio come il Dio delle sorprese, come ama ripetere Papa Francesco. Dio è novità, non un concetto fisso e statico. La teologia, infatti, come ci ricorda Rahner “è espressione di storia della salvezza nel cui corso Dio tratta l’uomo secondo modalità sempre nuove e imprevedibili”.

È la realtà, la storia, che continuamente ci interpella ed esige da noi una risposta. Tutta la realtà dell’uomo e della sua personalità passano al vaglio di una esperienza originale che costituisce il suo volto nell’affronto con tutto: si tratta di un complesso di esigenze e di evidenze con cui l’uomo è proiettato dentro al confronto con ciò che c’è e che mette in azione tutta la domanda umana, si tratta proprio dell’impatto dell’io dell’uomo con il reale in ogni suo aspetto. All’origine di questa tensione, sta l’iniziativa di Gesù: Cristo primerear, per dirla con le parole del Pontefice. Il Signore prende l’iniziativa, da lui viene l’impulso che apre alla nuova relazione di Dio e orienta al futuro definitivo.

L’Avvento, quindi, non è un tempo vuoto, ma un momento in cui è Dio che precede e agisce, ci sceglie e desidera che anche noi scegliamo Lui.

Ecco allora la fase della nostra testimonianza. Il tema dell’autenticità e inautenticità della condizione umana risiede proprio nella decisione che l’uomo stesso prende ogni volta “davanti a Dio”; anzi potremmo dire che l’istante è l’occasione che Dio ci dona per manifestare la Sua misericordia e che attende una nostra risposta: una risposta di misericordia nei confronti di Dio presente in mezzo a noi, soprattutto nei più sofferenti, poveri ed esclusi.

Grazie a questo momento, a questo dono concesso da Dio, il discepolo diviene un uomo nuovo, con una qualità nuova; si è convertito perché gli è stato conferito da Dio un movimento nuovo, non di fuggire dalla verità, ma di andarle incontro e riceverla: il momento decisivo segna l’aut-aut dell’esistenza, che segna “l’espressione tramite la quale le porte a due battenti si aprono e gli ideali si mostrano; è il segnale che dà accesso all’Incondizionato; è la chiave del cielo”.