Riportare la scuola sulla strada giusta

Insistere per una revisione profonda del funzionamento della scuola e della università italiana, è cosa santa; la questione digitale non può essere liquidata con un gruppo di lavoro o peggio con convegni senza scopi precisi da perseguire. Non è più rinviabile varare programmi che tengano conto delle nuove esigenze del mondo del lavoro, delle nuove tendenze di mercato, delle variegate vocazioni dei nostri territori e delle tecnologie necessarie per rendere possibili questi obiettivi; come una dose di formazione per i docenti, lunga e profonda, per allineare i nuovi    obiettivi didattici alla esigenza odierna. Ma la scuola deve anche aprirsi ad esperienze da rendere più diffuse e meglio coordinate dal Ministero della Istruzione. Mi riferisco ad un insegnamento per ‘progetti’ anziché per programmi. Insegnare per progetto, peraltro, può essere determinante per ottenere dagli studenti adolescenti quel coinvolgimento che possa contrastare le disattenzioni fisiologiche per i giovani di quella età, attratti da tutto ciò che la loro appena acquisita autonomia offre loro. Insomma, immergerli personalmente in una esperienza di progetto, sapranno meglio evitare di essere distolti da programmi di studio burocratici e ripetitivi. Ad esempio: coinvolgerli  a sperimentare la produzione materiale del vino, con un progetto di insegnamento che permetta l’approfondimento della storia di questa nobile bevanda, individuare le zone geografiche di produzione , le formule chimiche che ne permettono la fruizione, l’economia diffusa che riesce a generare attraverso i commerci economia, può rendere avvincente la partecipazione alle lezioni, oltre che ad ottenere un legame solido  alla realtà concreta della vita delle persone. Ecco: se si riuscisse a concludere solo una parte di questi obiettivi, potremmo dire che siamo sulla strada giusta.