Produrre di più e meglio significa qualificare la spesa pubblica

Dopo aver metabolizzato i nostri guai riguardo la salute che ci sono capitati e che potranno continuare ad interessarci, si spera che la fase 2 sanitaria e la fase della ricostruzione siano sostenute da sapienza, pazienza, e responsabilità. Si può dire con certezza che gli italiani sapranno mettere a frutto ogni cosa imparata a proprie spese in questi giorni di pandemia, al punto da favorire la riorganizzazione della vita civile e lavorativa: come si dovrà lavorare, come i nostri ragazzi dovranno istruirsi, come partecipare alle attività di svago, come viaggeremo, come parteciperemo alle attività sociali, politiche, religiose. Sono sicuro che con la capacità sviluppatissima di adattamento degli italiani, sapremo fare bene. Non fosse perché ognuno di noi ha partecipato personalmente ad ogni cambiamento necessario per proteggersi dalla malattia, e dunque ne è scaturita una pedagogia efficacissima di cui sapremo fare tesoro.

Quello che invece mi fa preoccupare, riguarda la vicenda economica. Per molti anni, occorre essere sinceri, la nostra classe dirigente, in prevalenza, ha speso il denaro pubblico non sempre con criterio, ed ha accumulato debiti senza limiti. Raramente si è distinto qualcuno nel fare pedagogia di massa, nel mettere in guardia gli italiani sui rischi futuri di questo modo di intendere l’amministrazione di ogni presidio dello Stato: centrale o locale che sia. Una parte importante dei cittadini, frastornati da una politica, prevalentemente deresponsabilizzata, a sua volta ha inseguito chimere economiche-sociali assolutamente nocive agli interessi generali. Ecco perché, dato che già eravamo deboli, ora il fermo produttivo conseguente alla pandemia, rischia di debilitarci mortalmente, se non dovessimo correggere comportamenti e obiettivi.

Dai calcoli di questi giorni, il debito pubblico già molto alto, arriverà a 2.600 miliardi, cioè al 155,7% del Pil. Ora con un fardello così pesante, minimo si porranno dei criteri di comportamento ineludibili: bisognerà produrre di più per aumentare la ricchezza nazionale, occorrerà spendere meno e meglio per asciugare un debito, che lasciato allo stato brado ci strangolerà sicuramente. Non potrà esserci neanche la solita scappatoia di tassare cittadini ed imprese per coprire buchi ingiustificabili. La tentazione di ricorrere per la ennesima volta alle tasse non farebbe che indebolirci ancor più: si comprimerebbe ulteriormente la vivacità del mercato interno, le imprese delocalizzerebbero le loro attività in altri paesi meno costosi fiscalmente. In conclusione, tutto sommato avremo a disposizione molti strumenti europei e nazionali per riorganizzarci, ma queste risorse potranno diventare velenose qualora i criteri del loro impiego saranno errati. La mancanza di consapevolezza sul da farsi nel produrre di più e meglio, e della minore spesa per pagare i debiti, potrà portarci alla rovina.