Le tasse non spiegate

La questione tasse è diventata un tale equivoco, oltre che un peso non sostenibile per le famiglie ed imprese, che difficilmente gli italiani potranno avere pace finché non si ricostruisce di sana pianta tutto l’impianto, se vogliamo ricostruire l’economia e se si vuole ottenere finalmente un rapporto trasparente e di fiducia tra le istituzioni locali e centrali con i cittadini. Negli ultimi 20 anni, la cosiddetta seconda repubblica ci ha appesantito gravemente di tasse pur avendo promesso di fare il contrario, con una girandola di stratagemmi.
Abbiamo assistito sinora a tutto ed al suo contrario. Ad esempio: il governo centrale per turare i buchi finanziari dovuti a debiti, ha assottigliato i trasferimenti finanziari ai danni degli enti locali, ma consentendo a costoro (regioni e comuni) di programmare altre tasse per compensare le somme sottratte. Cosicché il contribuente si è trovato a pagare le stesse tasse allo Stato, con l’aggiunta dei nuovi impositori. Peraltro a questo pasticcio insopportabile si aggiunge anche la riduzione della erogazione dei servizi; sia ad opera delle istituzioni centrali che periferiche. Naturalmente tutti questi cambiamenti non vengono neanche spiegati, e può accadere, come accade con il Comune di Roma, che alle tasse imposte formalmente si aggiungono da molti mesi altri carichi in busta paga ormai da molti mesi: l’acconto. Naturalmente di questo acconto non se ne sa nulla: ne perché è stato deciso ne quando sarà restituito o conguagliato.
Penso che questo caso, ben descrive il grado di equivoco in cui siamo precipitati e che la soglia del buon senso sia stata superata gravemente. A ben riflettere bisognerà pur chiedersi: ma se le tasse sono di più e i servizi di meno; e nel caso di Roma e non solo, le strade sono piene di buche, i soldi che fine fanno?