I vanificati appelli alla cautela

Ieri a Genova doveva posarsi l’ultimo pezzo di impalcato del nuovo ponte costruito per sostituire il vecchio e crollato Ponte Morandi che abbiamo visto decine e decine di volte sbriciolarsi attraverso i video. Ricostruito con una velocità inusuale rispetto ai tempi biblici che occorrono in Italia per costruire una infrastruttura, si sarà pensato che quest’ultimo atto di costruzione dovesse essere un momento simbolico della nostra capacità di reagire. Tant’è che tra i tanti impegni, è stato presente anche Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio dei ministri.

Ma mi dispiace proprio dirlo: la simbolicità dell’evento di Genova, sarà sembrato agli italiani che hanno visto le immagini della manifestazione in Tv una Italia molto diversa da quella che essi stanno vivendo. Assembramenti al momento dell’arrivo di Conte e ressa di legioni di giornalisti; stessa scena al momento in cui salito sopra un palchetto per fare considerazioni sulla infrastruttura costruita: calca di giornalisti e invitati, cittadini e lavoratori non proprio distanziati secondo le norme che lo stesso Governo Conte ha varato.

Francamente mi risulta incomprensibile che chi si sarebbe occupato del protocollo, sia da Roma che da Genova, non abbia avuto in mente l’importanza di sorvegliare le distanze di sicurezza a cui ognuno doveva sottostare. Ma la il punto più importante riguarda il fatto che a nessuno dei tantissimi consulenti, assistenti e addetti alla comunicazione, non sia venuto in mente che mandare in onda riprese come quelle descritte e con l’esposizione mediatica del Presidente del Consiglio, avrebbe potuto avere un effetto devastante? Che avrebbe potuto avere nella immaginazione dei cittadini, l’idea che la pandemia è finita e con essa le restrizioni? Che una manifestazione pubblica con vertici massimi dello Stato, locali e nazionali, le distanze di sicurezza non sono state considerate e rispettate dalle stesse autorità.

In un solo momento, quelle immagini hanno vanificato tutti gli appelli alla cautela. Ma nel contempo amplificano e confermano anche  in modo esorbitante, tutte le dichiarazioni senza responsabilità di tanti politici che in questi giorni incitano e pretendono comunque il ritorno alla normalità, solo per assecondare la comprensibile ma errata richiesta di alcune categorie produttive, inchiodate dal virus alla inattività. Mi chiedo allora di fronte a tali leggerezze; chi dovrà dire a tutti i cittadini che abbiamo senza dubbio conseguito dei successi con grandi sacrifici e dolori, ma il virus sarà sconfitto solo quando avremo conquistato il vaccino. Fino a quel momento dovremo conquistarci giorno per giorno la nostra salvezza. È il caso allora di rivolgere alla classe dirigente un appello: attenti a quello che dite e che fate.