Almeno 110 persone sono state arrestate oggi in Turchia nell’ambito di un’operazione “antiterrorismo” contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), ha dichiarato una fonte di polizia all’Afp.
L’operazione, che precede di tre settimane le elezioni cruciali in Turchia, è stata condotta in 21 province, tra cui quella di Diyarbakir, a maggioranza curda, nel sud-est del Paese.
Dopo il Covid, l’aggressione russa all’Ucraina e il disastroso terremoto di febbraio, c’è grande attesa nel Paese (come all’estero) per le imminenti elezioni presidenziali, che si svolgeranno il prossimo 14 maggio. Il presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) – da vent’anni al potere – viene sfidato da un’eterogenea coalizione di partiti di opposizione.
Gli arresti
La maggior parte delle 21 province dove è in corso l’operazione si trovano nel sud est a maggioranza curda del Paese ma gli arresti sono stati effettuati anche in altre zone della Turchia, come in provincia di Istanbul, Ankara, Smirne e Bursa.
Secondo l’Ordine degli avvocati di Diyarbakir, “il numero totale di arresti potrebbe raggiungere i 150”, tra cui almeno “venti avvocati, cinque giornalisti, tre attori teatrali e un politico”. Secondo la tv di Stato turca Trt, le persone messe in custodia sono accusate di avere finanziato il Pkk o di avere collaborato con il gruppo curdo armato, che da 40 anni combatte con l’esercito turco, mentre l’operazione delle forze di sicurezza è ancora in corso.
Tra gli arrestati, oltre a giornalisti ed avvocati, ci sono anche dirigenti di varie ong.
Lo ha denunciato Mlsa, associazione turca non profit che si occupa di promuovere la libertà di espressione, secondo cui per 24 ore gli avvocati non avranno accesso ai dossier dell’inchiesta che ha portato all’arresto dei loro clienti.
Fonte: Ansa