Tumori, grazie alla ricerca salvate 6 milioni di persone

Dal 1988, la ricerca oncologica in Europa ha salvato oltre 6 milioni di vite. In Italia, tra il 2007 e il 2019, sono state evitate circa 270.000 morti per tumore grazie ai progressi nelle cure e nei programmi di screening

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Foto di National Cancer Institute su Unsplash

Dal 1988, la ricerca oncologica in Europa ha salvato oltre 6 milioni di vite. In Italia, dal 2007 al 2019, sono state evitate quasi 270.000 morti per tumore. Nonostante l’aumento dei nuovi casi (395.000 stimati per il 2023), i progressi nelle terapie e nello screening hanno migliorato notevolmente le possibilità di cura. Tuttavia, la partecipazione agli screening è ancora insufficiente e variegata regionalmente. L’Unione Europea mira a garantire che entro il 2025 il 90% della popolazione target possa accedere agli esami di screening per i tumori più comuni.

Tumori: in 35 anni 6 milioni vite salvate in Ue grazie a ricerca

In Europa, dal 1988 ad oggi, i progressi della ricerca contro i tumori hanno salvato più di 6 milioni di vite, mentre dal 2007 al 2019 in Italia sono state evitate quasi 270mila morti oncologiche. Il cancro “è sempre più una malattia curabile e molti pazienti guariscono”. E’ il messaggio lanciato dagli oncologi dell’Aiom in occasione del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) apertosi oggi a Barcellona. Ed un ruolo cruciale, affermano, hanno i programmi di screening. In Italia, nel 2023, sono stati stimati 395.000 nuovi casi di tumore. In tre anni, l’incremento è stato di 18.400 diagnosi. Grazie anche alle terapie innovative, l’oncologia del nostro Paese ha però fatto registrare importanti passi avanti. Un ruolo decisivo nella riduzione della mortalità è svolto anche dai programmi di screening.

Investire di più nella prevenzione secondaria

È necessario investire di più nella prevenzione secondaria – afferma Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) -. Nel 2023, in Italia, il 55% delle donne si è sottoposto alla mammografia per la diagnosi precoce del carcinoma mammario. Il 35% degli uomini e delle donne over 50 ha svolto la ricerca del sangue occulto nelle feci per il carcinoma del colon retto. Per la neoplasia alla cervice uterina il 41,5% delle donne ha effettuato il test Hpv o il Pap Test. Sono dati in miglioramento rispetto agli anni precedenti, ma non bastano perché restano forti differenze regionali”. Servono dunque, avverte Cinieri, campagne di informazione per sensibilizzare la popolazione e le nuove tecnologie “dovrebbero essere maggiormente sfruttate per coinvolgere i cittadini”. L’Unione Europea, infatti, ricorda, “chiede che il 90% della popolazione che soddisfa i requisiti per lo screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto abbia la possibilità di eseguire questi esami entro il 2025”.

Fonte: Ansa