Nicoletti (Legambiente): “La tutela delle zone umide fondamentale per il benessere nostro e del Pianeta”

L'intervista su Interris.it al dottor Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, alla vigilia della Giornata Mondiale delle Zone Umide

Il ripristino delle zone umide e dei loro habitat naturali come opportunità per la rigenerazione e la valorizzazione di ampie porzioni di territorio. Alla vigilia della Giornata mondiale delle Zone Umide – slogan di quest’anno “It’s time for wetlands restoration” [È tempo di recuperare le zone umide, ndr] – Legambiente presenta il report “Ecosistemi acquatici” che racconta 12 buone pratiche italiane e 10 proposte per tutelare e valorizzare al meglio questi scrigni di biodiversità, importanti alleati nel contrasto alla crisi climatica, ma anche elementi di richiamo per un turismo sostenibile. L’associazione, insieme ai suoi circoli, propone inoltre una cinquantina di appuntamenti aperti alla cittadinanza alla scoperta delle zone umide in tutta Italia.

Le aree umide, ricorda Legambiente, sono i pozzi di assorbimento di carbonio più efficaci della Terra. Ma la loro funzione nell’ecosistema globale è molto più ampia ed è strettamente correlata al nostro benessere.

Ne parliamo su Interris.it con il dottor Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, alla vigilia della Giornata Mondiale delle Zone Umide.

L’intervista ad Antonio Nicoletti di Legambiente

Cosa si intende per zone umide?

“Ai sensi della Convenzione internazionale di Ramsar, per ‘zone umide’ si intendono ‘le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri’. Possono essere quindi considerate ‘zone umide’: i laghi, le torbiere, i fiumi e le foci, gli stagni, le lagune, le valli da pesca, le paludi salmastre, i litorali con le acque marine costiere. I pratica, quelle aree dove ci sono le acque lentiche, o ferme. Nella traduzione italiana, sono compresi anche diversi ecosistemi acquatici”.

Quante zone umide ci sono in Italia?

“In Italia le zone umide d’importanza internazionale riconosciute e inserite nell’elenco della Convenzione di Ramsar sono 57, distribuite in 15 Regioni, per un totale di 73.982 ettari; sono 9, invece, quelle in fase di istituzione: complessivamente si contano dunque 66 zone umide sul territorio nazionale. Ma ce ne sono altre 1562 catalogate come ‘meritevoli’ dall’ISPRA perchè sono aree importanti per la conservazione della biodiversità”.

Qual è l’importanza delle aree umide per l’ambiente?

“Le aree umide sono i pozzi di assorbimento di carbonio più efficaci della Terra. Questo perché a livello globale sono molto diffuse. Alcune sono molto grandi. Per esempio il delta del Niger o del Nilo; ma anche, in misura minore, il delta del Po. Le zone umide assorbono le piogge in eccesso, arginano il rischio di inondazioni, limitano il dissesto idrogeologico, rallentano l’insorgere della siccità e riducono al minimo la penuria d’acqua. Sono dunque ecosistemi fondamentali per contenere l’impatto dei cambiamenti climatici. Inoltre, sono vitali luoghi di conservazione della biodiversità. Infine, rappresentano luoghi di valorizzazione territoriale e di fruizione turistica”.

Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità?

“I cambiamenti climatici sono uno dei maggiori fattori di perdita di biodiversità al mondo, insieme alla perdita di suolo e all’inquinamento. La perdita di biodiversità e il peggioramento del clima sono elementi che si influenzano tra loro. Se noi teniamo efficienti gli ecosistemi che assorbono CO2, aumenta la nostra capacità di limitare l’impatto dei cambiamenti climatici. Più limitiamo l’impatto del climate chage, meno sofferenza provochiamo agli habitat naturali. Sono dunque due aspetti interconnessi”.

Perché è importante aver dedicato una giornata mondiale alle zone umide?

“Questa giornata è importante perché, attraverso le varie iniziative Legambiente – quest’anno sono oltre 50 – aumenta il numero di cittadini che si mobilita per visitare conoscere e tutelare le zone umide locali. A volte, si tratta di piccole zone urbane o vicine alle grandi città. E sono fondamentali per mitigarne il clima. E’ come avere un polmone verde all’interno degli agglomerati urbani, in grado di ridurre gli effetti del caldo estremo tanto dannoso alla salute. Inoltre, riducendo l’impermeabilizzazione dei suoli urbani, si mitigano gli effetti delle cosiddette ‘bombe d’acqua’, in grado di produrre – come recentemente avvenuto a Casamicciola, ad Ischia – veri e propri fiumi di fango o maxi frane. La Giornata delle Zone Umide è anche l’occasione per Legambiente di rafforzare la campagna ‘30% di territorio protetto entro il 2030’, dato che molte aree protette da istituire sono ecosistemi fluviali o zone umide”.

Qual è l’obiettivo di Legambiente? 

“E’ quello di valorizzare le conoscenze scientifiche e sottolineare le problematiche gestionali delle zone umide. L’obiettivo è raggiungibile coinvolgendo cittadini e istituzioni nella tutela di ecosistemi fragili e fondamentali per la nostra vita innescando buone pratiche per sostenere le attività produttive sostenibili e il turismo attivo. Perchè le zone umide sono necessarie per il nostro benessere e per quello del Pianeta”.