Birmania: giustiziati 4 attivisti per la democrazia

Si tratta delle prime esecuzioni di prigionieri politici dagli anni Ottanta, frutto del ritorno al potere, con un golpe, della giunta militare

Myanmar

Quattro attivisti birmani per la democrazia sono stati giustiziati per aver collaborato a organizzare “atti terroristici”. Lo hanno riferito oggi i media statali in Birmania (o Myanmar), dove dal 1° febbraio del 2021 è al potere la giunta militare che ha spodestato il governo democratico guidato da Aung San Suu Kyi.

I quattro attivisti giustiziati son l’ex parlamentare e artista hip-hop Phyo Zeya Thaw (41 anni), Kyaw Min Yu (53), Hla Myo Aung, e Aung Thura Zaw. Si tratta delle prime esecuzioni di prigionieri politici dagli anni Ottanta, frutto del ritorno al potere, dopo un golpe, della giunta militare.

Lo scorso 27 aprile un tribunale della giunta birmana ha condannato Aung San Suu Kyi a cinque anni di reclusione per corruzione: la sentenza fa parte di una raffica di procedimenti penali a carico dell’ex leader, che rischia così di rimanere in carcere per decenni. In quest’ultimo caso, la premio Nobel per la Pace era stata accusata di aver accettato una tangente di 600.000 dollari in contanti e lingotti d’oro.

Le vittime

Zeya Thaw – che nel 2015 era stato eletto nelle fila della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi – era stato condannato per aver organizzato alcuni attacchi armati contro le forze di sicurezza. Kyaw Min Yu, invece, era stato giudicato colpevole di aver sobillato la resistenza armata con messaggi sui social media critici del regime. I quattro attivisti giustiziati erano stati condannati in un verdetto a porte chiuse lo scorso agosto, e a giugno il loro ricorso in appello era stato respinto.

Attivisti in pericolo di vita

L’esecuzione da parte della giunta birmana di quattro uomini, tra cui un ex membro del Parlamento e un importante attivista per la democrazia, è stata “un atto di assoluta crudeltà”. Lo afferma Human Rights Watch.

Le esecuzioni dell’attivista Kyaw Min Yu e dell’ex parlamentare Phyo Zeya Thaw “è stato un atto di assoluta crudeltà”, ha ribadito Elaine Pearson, direttrice ad interim per l’Asia presso Human Rights Watch, rivolgendosi alla comunità internazionale per chiedere di “mostrare alla Giunta che ci sarà una resa dei conti per i suoi crimini”.

Secondo il servizio in lingua birmana dell’emittente Voice of America, sono almeno 113 gli attivisti in attesa di esecuzione dopo le condanne a morte emesse sotto il regime militare del generale Min Aung Hlain.

Si calcola che almeno 2mila persone siano state uccise dal regime dal colpo di stato del febbraio 2021. Un conteggio esatto delle vittime è reso impossibile dal fatto che la resistenza armata si è spostata nelle campagne, unendosi in molti casi alle milizie etniche impegnate da decenni in conflitti con l’esercito centrale, che nega loro maggiore autonomia nelle zone di confine.

Le insurrezioni delle minoranze etniche

La Birmania – da un anno e mezzo sotto il tallone del regime militare golpista – è infatti in preda a un’ondata di insurrezioni delle minoranze etniche,

Lo scorso 19 luglio i ribelli dell’Esercito di Arakan (Aa), espressione secessionista dell’etnia Rakhine (buddhista) dell’omonimo stato autonomo, che divide con la minoranza musulmana dei Rohingya, rivendica di aver ucciso diversi militari del regime e di averne catturati 14.

La giunta militare, che il 1 febbraio dello scorso anno ha interrotto con un colpo di stato la decennale esperienza democratica birmana, era riuscita a raggiungere una tregua con i ribelli dell’Aa, che le aveva consentito di concentrarsi sulla repressione del dissenso politico e degli altri conflitti etnici del Paese. Ma la tregua è stata violata di continuo da piccoli episodi, con una rapida escalation nelle ultime settimane. Fino allo scontro militare aperto, in cui i ribelli Rakhine hanno rivendicato di aver inflitto perdite all’esercito e sequestrato molte armi.