I bambini pagano il prezzo più alto della guerra

La lettera aperta di diverse associazioni italiane alle istituzioni nazionali e internazionali per la tutela dei minori coinvolti nei conflitti armati

Un appello per i minori coinvolti nei conflitti armati rivolto al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, al Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e al capo dello Stato italiano Sergio Mattarella è stato sottoscritto da Associazione italiana lotta gli abusi Onlus (Aila), Associazione Colibrì, Associazione Penelope, Associazione Penelope Lazio O.D.V., Cisal Piemonte, Comitato scientifico ricerca scomparsi O.D.V., Consulate of World Cooperation Italia-Mauritius, Corus, Emergenza 24, Gazzetta Italo Moldova, Guardian Angels, Movimento azzurro, Psicologi per i popoli Lazio, Scuola Forense “V. Geraci”, Scuola nazionale “Ambiente Movimento azzurro”, Semi di libertà Onlus, Penelope Marche O.D.V., Società generale cristiana di mutuo soccorso, Associazione culturale “Lingua e cultura russa in Umbria”, Associazione “Donne dell’Est” in Umbria.

Quanto sta avvenendo in Ucraina appare estremamente grave. Il rischio è che, come sempre, a pagare il prezzo più alto di una guerra siano i bambini. Dal 1999, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto ai governi membri di dedicare particolare attenzione al destino dei bambini coinvolti nei conflitti armati. Ciò premesso, le associazioni firmatarie chiedono che vengono garantito il rispetto di quanto previsto:

  • dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo approvata nel 1989 che impone a TUTTI
    i paesi che l’hanno ratificata (Ucraina e Russia inclusi) di salvaguardare la salute e l’incolumità dei minori.
  • dalle Risoluzioni 1261 e 1314 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
    adottate nel 1999 e 2000, che impongono alle parti in conflitto di rispettare le
    norme di diritto internazionale relative alla protezione dei bambini e delle bambine
    coinvolti nei conflitti armati.
  • dalla Risoluzione 1612 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, il 22
    aprile 2005, ha deciso la creazione di un meccanismo di monitoraggio e di
    informazione sulle sei tipologie di violazioni di diritti dell’infanzia e di un Gruppo di
    Lavoro del Consiglio di Sicurezza incaricato di seguirle, in particolare, formulando
    raccomandazioni e misure da adottare. La stessa Risoluzione ha invitato gli Stati
    membri che utilizzano minori nei conflitti armati a pianificare un programma di
    smobilitazione e di successiva reintegrazione.
  • dalle Risoluzioni 1460 e 1539 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con le
    quali è stata ribadita la necessità di includere i bambini nei programmi di disarmo,
    riabilitazione e reinserimento ed è stata ipotizzata la possibilità di porre in essere
    misure nazionali specificatamente rivolte alle parti in conflitto. dalla Risoluzione 1379 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata nel 2001, che richiede che il Segretario Generale delle Nazioni Unite inserisca nella black list gli Stati parti che utilizzano bambini soldato.
  • dal Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati che ha
    elevato da 15 a 18 anni l’età minima per il reclutamento nelle forze armate.
  • dallo Statuto della Corte Penale Internazionale (CPI) che definisce “crimine di
    guerra” l’arruolamento o il coinvolgimento coatto in conflitti armati di minori al di
    sotto degli anni 15. E allo stesso modo la violenza sessuale sui minori durante un
    conflitto.
  • dalla Convenzione n. 182 dell’ILO (ratificata da 163 Stati) che ha definito l’impiego
    militare dei minori come una delle “peggiori forme di lavoro e sfruttamento
    minorile”.

Vista, inoltre, la condizione di vulnerabilità dei minori, si chiede che:

siano garantiti senza ritardo i diritti dei minori anche nel momento di arrivo alla
frontiera con uno dei paesi europei o dei paesi che hanno siglato un accordo di adesione all’Unione europea, per non prolungarne la sofferenza e il trauma patito. sia garantita l’applicazione delle Direttive Europee, delle Convenzioni Internazionali e delle leggi dei singoli Stati, in materia di Diritto di Famiglia e di Tutela dei Minori. le autorità nazionali e internazionali a ciò preposte vigilino sull’attuazione e sull’applicazione corretta delle direttive internazionali, delle leggi nazionali vigenti, nonché sulla corretta applicazione dei protocolli medici e psicologici nazionali e internazionali, favorendo la diffusione delle esperienze positive dei Paesi più progrediti in questo specifico settore verso gli altri.
sia rispettato quanto previsto dall’articolo 80 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea attivando canali sicuri per l’allontanamento dei minori dai siti di guerra e individuando luoghi di accoglienza per i minorenni provenienti dalle zone di guerra mediante progetti di ricollocamento presso gli Stati UE come avvenuto in casi precedenti in particolare tutelando e accogliendo i minori stranieri non accompagnati e in condizione di vulnerabilità.