Le balene mangiano il triplo del previsto: cosa succede ai mari

I risultati del singolare studio sui grandi cetacei della Standford University che ha analizzato le abitudini di oltre 300 esemplari

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Balene, balenottere e megattere mangiano il triplo di quanto fino ad ora si era ipotizzato. Ma cosa comporta questo per gli ecosistemi marini? Non preoccupatevi, niente di negativo.

La situazione nei mari

Infatti, secondo quanto emerge da uno studio dell’Università di Standford che ha utilizzato misurazioni incrociate su oltre 300 esemplari grazie all’utilizzo di droni, Gps e ultrasuoni, questo non comporta una situazione di stress per gli ecosistemi marini, anzi: li arricchisce invece che impoverirli.

Lo studio

Lo studio, pubblicato su Nature, dimostra che questi giganti degli oceani ricoprono un ruolo più importante del previsto nel riciclo dei nutrienti supportando la presenza di fitoplancton e krill, tanto che il loro ripopolamento potrebbe aiutare gli oceani ad assorbire l’anidride carbonica atmosferica mitigando gli effetti del cambiamento climatico. Con questi nuovi dati, i ricercatori calcolano che all’inizio del XX secolo (prima che la caccia alle balene causasse la scomparsa di milioni di esemplari) questi animali “probabilmente contribuivano alla produttività globale e alla rimozione del carbonio al pari delle foreste di interi continenti”, spiega Nicholas Pyenson, curatore del Museo di Storia Naturale dello Smithsonian. Aiutare il loro ripopolamento può essere dunque “una soluzione naturale per il problema climatico”, anche se potrebbero servire decenni per vedere gli effetti.

Ma quanto mangiano i grandi cetacei?

Secondo l’analisi dei ricercatori, i grandi cetacei consumano in media una quantità di prede compresa tra il 5 e il 30% della loro massa corporea: una balenottera del Pacifico settentrionale, per esempio, mangia in media 16 tonnellate di krill al giorno, mentre una balena franca nordatlantica ingerisce 5 tonnellate di zooplancton. Queste stime sono tre volte più alte rispetto a quelle precedenti, dedotte dall’analisi di balene morte o dai consumi di animali più piccoli. I ricercatori li paragonano ad aerei Boeing 737 che, dopo aver mangiato, eliminano escrementi fertilizzando il mare con ferro e altri elementi utili per il fitoplancton, che a sua volta tramite la fotosintesi può assorbire anidride carbonica.