Una “fortezza” contro il peccato

La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. Rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. “Mia forza e mio canto è il Signore” (Sal 118,14). “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). 

Dono dello Spirito

La fortezza oltre ad essere una virtu cardinale è un dono dello Spirito Santo. Il quale è come un'allenatore che ci addestra per affrontare le prove e le fatiche della vita. Siamo tutti deboli e fragili, ma “tutto posso in Colui che mi dà forza (Fil 4,13)” per combattere la buona battaglia dell'arco della vita, disarmadoci dal delirio dell'onnipotenza e indossando le vesti della pace e della mitezza (questo significa essere veramente “forti” secondo il vangelo). E' una virtù necessaria perché il bene sia messo in opera. Secondo san Tommaso d'Aquino, ha due funzioni: quella di rimuovere gli ostacoli, perché l'azione buona abbia corso e quella di affrontare le difficoltà in cui possiamo venirci a capitare e trovare.

E' forte evangelicamente, non chi mostra i muscoli o urla forte, ma chi ha un cuore pieno di pace e di gioia. E' forte, secondo Gesù, chi si arrende ogni giorno al Suo Amore e si disarma continuamente dalla rabbia, dalla vendetta e dall'odio. E' forte, secondo la Madonna, chi ha un cuore docile, umile e in ascolto costante della volontà sulla sua vita. Sei forte, secondo Gandhi (saggio dei popoli), quando “confessi i tuoi errori” e “quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza”. Questa è “la teoria della non-violenza” che è stata ispirata dallo spirito delle beatitudini. Dobbiamo chiedere al Signore continuamente il dono della fortezza, perché come dice un canto del Rinnovamento nello Spirito: “Quando la tempesta arriverà volerò più in alto insieme a te, nelle avversità sarai con me ed io saprò che tu sei il mio Re”.

Rimedi ai vizi

I vizi opposti alla fortezza sono: la timidezza, lo scoraggiamento, l'impazienza, l'incostanza, la pigrizia, la paura, la codardia, la presunzione e l'avvilimento nel fare il bene. I rimedi sono: 1. La Preghiera. Quando preghiamo abbiamo la forza,l'entusiamo, l'energia per amare e portare i nostri “pesi” nel cuore di Gesù. 2. L'Eucarestia. E' il pane degli angeli ed è un cibo divino che ci rende forti, come scrive san Giovanni Cristomo, che dobbiamo rialzarci dalla sacra mensa con la forza del leone per darci a imprese eoiche per la gloria di Dio. 3. Non chiedere a Dio che ci tolga le croci, ma che ci dia la forza di sopportare. Gesù, da piccolo faceva il falegname, ed ogni croce è ha misura di ciascuno ognuno di noi, né troppo grande e né troppo piccola. La croce che ci fabbrichiamo noi diventa grande, ma quella della vita la possiamo portare, sopportare e accettare con l'aiuto di Gesù Crocifisso. 4. Coraggio. Il grande giudice Paolo Borsellino, ammazzato dalla mafia, diceva: “E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.

La preghiera

Concludiamo con una preghiera all'Arcangelo Michele, amico di Dio ed esempio di combattente contro il nemico di Dio e dell'uomo.

Atto di affidamento a San Michele Arcangelo: “Principe nobilissimo delle angeliche Gerarchie, valoroso guerriero dell'Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, Arcangelo San Michele, desiderando io di essere nel numero dei tuoi devoti, a te oggi mi offro e mi dono. Pongo me stesso, il mio lavoro, la mia famiglia, gli amici e quanto mi appartiene sotto la tua vigile protezione. E' piccola la mia offerta essendo io un misero peccatore, ma tu gradisci l'affetto del mio cuore. Ricordati che se da quest'oggi sono sotto il tuo patrocinio tu devi assistermi in tutta la mia vita. Procurami il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro salvatore Gesù, la mia dolce Madre Maria, e tutti gli uomini miei fratelli amati dal Padre e redenti dal Figlio. Impetrami quegli aiuti che sono necessari per arrivare alla corona della gloria. Difendimi sempre dai nemici dell'anima mia specialmente nell'ultimo istante delle mia vita. Vieni in quell'ora, o glorioso Arcangelo, assistimi nella lotta e respingi lontano da me, negli abissi d'inferno, quell'angelo prevaricatore e superbo che prostrasti nel combattimento in Cielo. Presentami, allora, al trono di Dio per cantare con te, Arcangelo San Michele, e con tutti gli Angeli lode, onore e gloria Colui che regna nei secoli eterni. Amen”.

Questa preghiera si recitava alla fine di ogni Santa Messa per ordine del Papa Leone XIII. Oggi la si recita alla fine della funzione nel Santuario di San Michele Arcangelo, sito in Monte Sant'Angelo (Fg) retto dai Micheliti (ordine proprio di San Michele Arcangelo che comprende anche le suore) su ordine di san Giovanni Paolo II.