Risorgere dall'ignoranza

Gli eventi che seguono la Risurrezione sono un grande corso sulla sensibilità. Ci parlano di solidarietà, conversione e lotta contro il peccato. Il dinamismo pasquale sperimentato dagli Apostoli (benché pienamente attuato nel giorno di Pentacoste) ha il suo modello nel comportamento di Gesù Risorto. I suoi gesti e le sue parole rappresentano un salto di qualità della presenza e della sensibilità umana, alla quale la giovane Chiesa ha pienamente attinto. 

Contemplare il mistero del Cristo Risorto non stanca mai. Ogni anno i giorni che seguono la Pasqua portano vari contributi a questa meditazione totale e capace di trasformarci, la quale non è altro se non la forza trainante della vera vita cristiana. 

Dalle letture di questa domenica, la terza di Pasqua, prendiamo solo due temi: la comprensione dei peccatori e la sensibilità ai dubbi. San Pietro Apostolo, rivongeldosi ai Giudei accusati della morte di Gesù, un attimo dopo, in modo generoso, li giustifica: “Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi (Atti, 3, 15.17)”. In queste due frasi l’azione essenziale del Dio Padre (cioè il risuscitare dai morti il suo Figlio) è circondata da due fatti umani: l’uccisione e il riconoscimento dell’ignoranza

Messo in questi termini questo crimine sembra meno grave. Se fatto in una situazione di ignoranza non può essere considerato una colpa. Ma, rileggendo il racconto della Passione del Signore, siamo veramente certi che le sofferenze e la morte di Gesù siano il frutto di questa condizione? Non sembrano, piuttosto, il risultato di una macchinazione precisa e inesorabile? Stupisce, quindi, la facilità con cui Pietro, testimone di questi eventi, giustifica i persecutori. Nelle sue parole tutto sembra essere subordinato alla Risurrezione, verso cui ogni cosa sembra andare e poter essere spiegata. Essa fornisce una nuova ottica, mostrando la miseria e gli enormi limiti delle azioni umane. 

Dio sa come suscitare il bene supremo dai nostri sbagli e sembra non prendere in considerazione le motivazioni in base a cui agiamo. Perché essere si collocano a un livello troppo basso rispetto a quelle di Dio stesse. Chi prende davvero sul serio la Resurrezione e si lascia rapire da essa, resterà perplesso di fronte all'ignoranza e alla miseria delle persone che non riconoscono Dio, sentendosi, nel contempo, incentivato a mostrargli i loro errori e l’evidenza dell’amore e della salvezza divina.

Questa ignoranza – voluta o no, colpevole o ingenua – richiede tanta sensibilità da parte di chi voglia liberarci da essa. Qui l’esempio migliore e incomparabile ce lo offre Gesù stesso durante i suoi incontri con i discepoli dopo la Risurrezione. Quello richiamato dal Vangelo d’oggi è significativo e straordinario. Gesù avverte subito le emozioni dei suoi seguaci. E le affronta. Calmando paure e choc. Spiegando, ponendo domande, cercando argomenti in grado di stimolare fiducia e fede. Lo fa in modi diversi, sollecitando l’intelletto e i sensi, facendo leva sull'esperienza. Non smette mai di trovare nuovi argomenti, non solo per portare gioia, ma anche per suscitare una fede tale da condurre tutti al martirio per il Risorto.

Questa è la strategia fondamentale con cui affrontare paure e dubbi. Chi vive la Risurrezione potrà aiutare quanti si trovano nel mare dei timori a raggiungere la riva della gioia e della fede. Ogni volta che affrontiamo la poca fede degli altri, attingiamo alla Risurrezione per acquisire, almeno in una parte, l’intelligenza, la sensibilità, e quindi l’efficacia di Gesù.