Non solo “Laudato sì”

Covid

bernardLa nuova enciclica del Sommo Pontifice ha suscitato tanto interesse ed entusiasmo. In questo testo ci sono tanti motivi sui quali ragionare. E d’altro lato, il suo testo sinfonico fa risuonare tanti altri orizzonti e motivi che forse non sono evidenti nel testo stesso, oppure sono appena accennati.

Con tutto il rispetto per San Francesco, vorrei sottolineare l’aspetto monastico verso la natura, molto discreto ma che ha contribuito tanto allo sviluppo di una coscienza ecologica nella storia.
Basta dire che sin dal inizio della sua presenza nella Chiesa i primi monaci che abitavano il deserto – in Egitto, Siria, Palestina – erano molto vicini alla natura. Essa era la loro maestra, formatrice, insegnante. Ma anche li nutriva e proteggeva dal mondo, dalle illusioni di loro stessi…

I padri del deserto, grazie al loro rapporto intimo con la natura, hanno anche conosciuto molto su quella umana. Il loro insegnamento, molto concreto – e pure severo, proprio come la natura – rimane attuale anche oggi…

Per tanti secoli la loro vita semplice, perseverante ed umile, ha costruito una cultura straordinaria dello stare bene in armonia col mondo. Basta visitare anche oggi i monasteri benedettini o cistercensi, che da molti secoli segnano il panorama di tanti paesi. E cosa dire di tante generazioni di molte società che grazie alla cultura monastica hanno potuto godere di uno sviluppo armonioso materiale e spirituale? Lo stile ecologico ha costruito la base per la nostra civilizzazione moderna.

Bastano solo due citazioni da due grandi autori monastici. Sant’ Ildegarda: O uomo, guarda l’uomo: egli contiene in sé il cielo e le altre creature; è una forma e in lui tutte le cose sono implicite. San Bernardo: Troverai più cose nei boschi che nei libri. Gli alberi e i sassi ti insegneranno cose che nessun uomo ti potrà dire.

Chiaro che San Francesco fu chiamato per riparare tutto ciò che era stato rovinato dagli eccessi, che pian piano aveva distrutto lo stile integrato della cultura monastica. Niente di umano è perfetto. Ma anche il carisma francescano, non molto tempo dopo la morte del Poverello, già richiedeva una nuova formula. E questo sembra un dinamismo comune della storia dei carismi nella Chiesa: la necessità della conversione, a quale ci invita il Papa Francesco.

Cerchiamo dunque – sia nella storia che attorno a noi – gli alleati che potrebbero aiutarci a far risuonare l’enciclica di Francesco con le armonie ancora inedite e nuove. L’infinità garantisce che ci saranno sempre nuovi motivi. La conversione, alla fin fine, non sarà semplicemente la fedeltà all’infinità scritta nell’esistenza umana?

fr.Bernard Sawicki osb
Coordinatore dell’Istituto Monastico all’Ateneo Pontificio Sant’ Anselmo
www.anselmianum.com