Il segreto sta in uno sguardo

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E’ iniziato il Sinodo straordinario sulla famiglia. Molti sono i temi che interessano il vissuto di milioni di credenti.

I Padri sinodali quindi hanno la grande responsabilità di fondere i principi del Vangelo con le molteplici sfide e domande che provengono dalla società civile. Un compito arduo, che non può essere affrontato in modo accademico. Molti si chiedono se Papa Francesco riuscirà a fare convergere le diverse scuole di pensiero con le tante richieste degli uomini e donne di buona volontà che desiderano essere accolti dalla Chiesa. Il tema della famiglia, però, lo si può affrontare tenendo lo sguardo fisso su Gesù. Questa è stata l’esortazione che ieri sera Papa Bergoglio in piazza San Pietro ha rivolto con grande passione spirituale.

Il segreto è puntare il nostro sguardo su Colui che ci permette di comprendere la verità perché soltanto nella sua luce possiamo vedere la luce. Questo modo di essere nell’Essere di Cristo richiede un notevole impegno interiore scegliendo la via della contemplazione. Coloro che vogliono il bene delle nuove generazioni e quindi della famiglia umana non possono arroccarsi o restare soffocati dalle proprie limitate intuizioni teologiche e ascetiche. L’uomo di Dio, e quindi il contemplativo, è colui che si abbandona credendo fortemente in quella luce che viene dall’Alto.

Lo Spirito Santo, la Terza Persona della Santissima Trinità, dovrà farsi spazio – ancora una volta – anche quando troverà quelle porte chiuse già viste nella storia della Chiesa; se quest’ultima vuole veramente recuperare la pecorella smarrita deve avere un occhio fisso su Gesù e l’altro sul debole. La miseria umana non è limitata alla carenza di beni materiali bensì a un’indigenza ancora più diffusa e sviluppata: quella morale. L’uomo si è svuotato dei valori fondamentali, delle regole, nell’arroganza di pensarsi dio di se stesso.

La strafottenza dei “non timorati di Dio” ha superato ogni limite generando e fomentando un’inesauribile infelicità; lo sguardo di questi miseri è vuoto e senza speranza, e ciò che spaventa è vedere questo processo di disumanizzazione accelerare in tutti gli strati della società… Chiesa compresa. Quando l’intolleranza impera e non si è più in contatto con il popolo della strada anche un religioso, un ecclesiastico, un devoto rischiano di lasciare Gesù da solo, mezzo moribondo sulle strade del mondo, senza averlo riconosciuto.

La famiglia ha bisogno di mettere Gesù al centro della propria vita, e coloro che si dicono servi e maestri del Vangelo devono impegnarsi a essere i primi a dare l’esempio, uscendo da quell’individualismo più sfrenato, dalle divisioni all’interno del clero, dal mormorare e giudicare il proprio confratello o consorella. Le prediche e i documenti magisteriali non avranno forza se quelle parole non saranno il risultato di una vita vissuta e di comportamenti testimoniati nella verità.