“Anche nella Chiesa c’è chi non crede al diavolo”

Attenzione al diavolo. Il nuovo appello di Papa Francesco si trova nei paragrafi dell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate, presentata lunedì scorso in Vaticano. L’odio, la tristezza, l’invidia, i vizi: il Pontefice mette in guardia da quelli che sono i canali attraverso i quali l’azione diabolica si insinua nella nostra vita.

In Terris ne ha parlato con padre Paolo Carlin, frate cappuccino, dal 2014 esorcista della diocesi di Faenza, membro dell’Associazione internazionale esorcisti di cui è coordinatore per l’Italia. È autore del libro “De cura obsessis” (ed. San Paolo) in cui parla della sua esperienza.

Padre Carlin, Papa Francesco parla spesso del diavolo…
“Lui si rifà alla rivelazione biblica e al magistero della Chiesa. Gesù stesso dimostra che il diavolo non è una credenza o una rappresentazione del male di un qualcosa che l’uomo non comprende, ma è una realtà vera e propria, personale e incorporea. Lo ha definito bene Paolo VI: un essere ‘vivo, spirituale, pervertito e pervertitore’”.

Da cosa deriva, secondo lei, l’idea che il diavolo sia solo un mito, una rappresentazione simbolica?
“Deriva dall’illuminismo, quando tutto ciò che è sovrannaturale, compresa la presenza di Dio, fu considerato un mero fatto culturale. Da lì nacque un filone filosofico e letterario tendente a stigmatizzare l’epoca del medioevo liquidando come forme di oscurantismo la fede, la devozione popolare e anche la credenza del Maligno. Purtroppo questo filone perdura fino ad oggi. Ma va sottolineato anche un altro aspetto”.

Prego…
“Il ‘nemico’ stesso ci tende l’inganno di farci credere che lui non esiste. Contribuisce a impregnare la cultura dominante facendo passare per pazzo chi afferma la sua esistenza. E contribuiscono a diffondere questa idea tutte quelle realtà associative che lavorano nell’occulto”.

In che modo lavorano nell’occulto?
“Compiono culti rituali che testimoniano la loro adesione al ‘nemico’”.

Queste realtà hanno influenza sull’opinione pubblica?
“Certo, riescono ad influire sull’opinione pubblica, sulla società, sull’ordine costituito. Poi mettiamoci pure che queste stesse idee vengono portate avanti da cosiddetti ‘teologi’ i quali ritengono il diavolo una mera ‘rappresentazione del male’. Se così fosse, Gesù sarebbe un matto, uno psicopatico, perché lui stesso combatteva chi si oppone a Dio”.

Rileva dunque che anche nella Chiesa aleggia il dubbio sull’esistenza del diavolo?
“Purtroppo sì, da sempre esiste una frangia di consacrati che è ignorante al riguardo. E quando uno è ignorante su un tema, o si spaventa o ne nega l’esistenza. Va considerato che oggi non è prevista una formazione specifica. Prima nei seminari esisteva il corso su angeli e demoni, poi – non si sa perché – fu tolto”.

Quando fu tolto questo corso?
“Con il Concilio Vaticano II. Come Aie oggi stiamo lavorando affinché venga ripristinato, perché se non si formano i sacerdoti, c’è difficoltà ad affrontare questa problematica che è reale”.

Crede che da parte degli uomini di Chiesa sarebbe necessario parlare di più del diavolo e dei modi per combatterlo?
“È l’invito che faceva Gesù: ‘Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione’. L’azione ordinaria del ‘nemico’ è quella di tentarci – attraverso la confusione, il disordine, la paura, l’ansia, la depressione o addirittura attraverso azioni straordinarie – per allontanarci da Dio e per farci pensare che il male sia più forte”.

Quali sono le “azioni straordinarie” cui fa riferimento?
“Sono azioni che non si spiegano con la scienza, azioni che non può compiere un uomo, ma soltanto un angelo benché caduto. Sono classificate in quattro tipologie: ossessioni simili a quelle psichiatriche ma la cui origine è del demonio, la vessazione, la possessione, le manifestazioni locali, quando il Maligno si manifesta mediante luoghi od oggetti”.

Il Papa fa riferimento al fatto che ai tempi di Gesù poteva essere confuso un attacco epilettico con la possessione. Come distinguere nei Vangeli gli esorcismi di Gesù dalle guarigioni?
“Nei Vangeli la differenza è spiegata chiaramente. Le manifestazioni esteriori sono simili, ma Gesù stesso ci fa capire quando si tratta di malati e quando non. Nel caso in cui gli apostoli tornano da Gesù dicendo di non essere riusciti a scacciare i demoni, Gesù stesso gli dice che certi demoni si scacciano solo con preghiera e digiuno”.

L’esistenza del diavolo presuppone l’esistenza dell’inferno?
“Certo, l’esistenza del diavolo presuppone la condizione riservata al ‘nemico’, ai suoi angeli e a coloro che lo seguono. Inferno e Paradiso non sono luoghi, ma degli stati di essere eterni. L’Inferno è eternamente nella morte, nel buio, nelle tenebre. Il Paradiso è eternamente nella vita, nella luce, nella gioia”.

Il Papa ha parlato delle “armi” che abbiamo per sconfiggere il diavolo. Quanto è importante ricordarne l’importanza?
“A me piace parlare nei termini di San Paolo. L’Apostolo dice ‘Indossate l’elmo della parola di Dio’ che, ascoltata frequentemente, protegge la mente, la volontà, l’intelligenza dagli assalti del nemico. Poi la spada della preghiera, attraverso la quale noi invochiamo l’intervento di chi caccia il demonio: Gesù, Maria, i santi. E addosso dobbiamo indossare la corazza, che sono i sacramenti, ovvero l’azione diretta di Dio nella mia vita, in particolare con la frequenza assidua della Confessione e dell’Eucarestia”.

Di fronte a queste armi il ‘nemico’ non ha scampo?
“Non ne ha. Il demonio si insinua quando c’è un peccato. Quando non si è nel peccato, il demonio può disturbarci, ma non in modo incisivo. Gesù dice che ‘non sarete tentati al di sopra delle vostre forze’. Tutto ciò che ci accade è per rafforzare la nostra fede, non perché siamo sfortunati, ma proprio perché siamo amati da Dio. Il male non è più forte del bene”.