Strage di maiali in Asia

L'epidemia sta colpendo in particolare i più vulnerabili,  cioè i piccoli agricoltori, che non dispongono delle competenze o delle risorse per proteggere i loro animali dalla malattia. La patologia, osserva LaPresse, è stata individuata per la prima volta in Africa negli anni venti. Oltre a quella asiatica, in Europa l'epidemia si sta lentamente diffondendo tra alcune popolazioni di cinghiali e alcuni Paesi prevedono pesanti restrizioni per limitare la circolazione di questi esemplari. In Asia, riferisce LaPresse, 5 milioni di suini sono morti o sono stati abbattuti a causa del diffondersi della peste suina africana (Asf), malattia infettiva che colpisce maiali domestici e cinghiali e che è stata rilevata per la prima volta in Asia esattamente un anno fa. Pur non essendo pericolosa per l'uomo, la malattia miete vittime tra i suini con percentuali vicine al 100%, con gravi perdite economiche per il settore suinicolo.

Il pericolo per l’Europa

Anche l’Occidente è a rischio? Greenreport.it, quotidiano per un’economia ecologica, ha approfondito l’emergenza e Cordis, il servizio d’informazione comunitario, ha documentato il rischio per l’Europa. Benché la peste suina africana sia presente prevalentemente nell’Africa subsahariana, recentemente si è estesa nell’Europa orientale e ora è presente in tre Stati membri dell’Unione europea. L’obiettivo del progetto Asforce (finanziato dall’Ue) è sviluppare strategie di prevenzione e controllo, progettando strategie di sorveglianza e controllo più efficaci dal punto di vista dei costi in differenti scenari di rischio. L’esigenza è quella di identificare i fattori di rischio per la diffusione della malattia, come l’infezione da parte della fauna selvatica. I ricercatori hanno così contribuito a comprendere schemi, cause ed effetti della malattia creando modelli delle dinamiche della trasmissione virale nell’habitat naturale dei cinghiali selvatici. Hanno sviluppato, inoltre, misure di controllo e biosicurezza studiando il modo in cui i cinghiali selvatici interagiscono con i maiali domestici e il ruolo potenziale delle zecche nella diffusione della malattia. I partner del progetto hanno seguito anche due approcci per la progettazione di vaccini: il primo per elicitare risposte immunitarie protettive ha utilizzato ceppi virali modificati in modo da non causare la malattia, mentre il secondo ha identificato le proteine derivate dal virus che vengono bersagliate dal sistema immunitario del maiale. Gli scienziati hanno messo a disposizione di veterinari, allevatori di suini, cacciatori e agenzie governative informazioni e workshop su sorveglianza e controllo, dati per identificare i fattori di rischio e strategie di progettazione dei vaccini.

Rischio di trasmissione

La peste suina africana è presente in sei Paesi asiatici: Cambogia, Cina, Corea del Nord, Laos, Mongolia e Vietnam. Le perdite attuali rappresentano più del 10% della popolazione suina in Cina, Vietnam e Mongolia. Altri Paesi asiatici, con il sostegno di agenzie internazionali,  stanno intensificando i meccanismi di prevenzione per evitare l'ulteriore diffusione della malattia.  Il virus, precisaLaPresse, non è pericoloso per l'uomo, colpisce solo i suini (maiali domestici e cinghiali), è resistente e può sopravvivere per molti anni. I salumi essiccati, surgelati e stagionati sono ad alto rischio di trasmissione del virus, che può essere diffuso tra i gli animali attraverso la somministrazione di avanzi contenenti carne suina contaminata poco cotta.

Capi infetti

Ad oggi non esiste un vaccino efficace contro il virus. “In commercio non è disponibile alcun vaccino, pertanto dobbiamo tentare altre strade per contrastare il virus: i Paesi devono vigilare sui confini (terrestri, marittimi e aerei) ed evitare che la malattia penetri e si diffonda con l'introduzione di capi infetti o di prodotti suini contaminati e i focolai devono essere segnalati immediatamente”, spiega a LaPresse il veterinario Juan Lubroth. I Paesi a rischio sono tenuti a  implementare efficaci misure di biosicurezza per evitare che capi vivi infetti o prodotti a base di carne suina contaminata attraversino i confini. Gli animali sani possono ammalarsi per contatto con un altro maiale infetto, in particolare in presenza di sangue. Il contagio, puntualizza LaPresse, può avvenire anche se un maiale consuma avanzi contaminati crudi o prodotti a base di carne suina crudi o poco cotti. L'infezione può essere trasmessa anche attraverso le calzature, gli indumenti, gli strumenti o altre attrezzature contaminate dei lavoratori agricoli. A partire dalle best practices, gli allevamenti colpiti dalla peste suina africana sono tenuti a non far circolare i loro maiali o prodotti suini, nonché gli operatori zootecnici e le autorità veterinarie a sovrintendere allo smaltimento delle carcasse mediante incenerimento o sotterramento in loco, ed esorta i Paesi ad adottare valide misure di risarcimento per la collaborazione degli allevatori. In Vietnam la filiera suinicola rappresenta quasi il 10% della produzione agricola e la carne di maiale quasi i tre quarti del consumo di carne. Finora, avverteLaPresse, sono stati abbattuti circa tre milioni di suini per tentare di contenere la diffusione della malattia nel Paese, sollevando timori che l'Asf possa contribuire a incrementare l'insicurezza alimentare tra le comunità già svantaggiate.

Le squadre al lavoro

La Cina, ricostruisce LaPresse, conta almeno 26 milioni di allevamenti di suini e circa il 50% della produzione totale di carne suina proviene dai piccoli agricoltori. “A causa della malattia alcuni allevatori hanno perso tutto ciò che avevano e potrebbero volerci anni per risollevarsi dagli effetti socio-economici dell'epidemia”, sostiene Lubroth. Il Centro per la Gestione delle emergenze per la salute animale (Emc-Ah) ha inviato diversi gruppi di intervento per aiutare i paesi a contenere la malattia, in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie). I team hanno lavorato con i servizi veterinari e i rappresentanti del governo per incrementare le misure di biosicurezza delle aziende agricole e per fornire consulenza su tecniche di abbattimento efficaci nel rispetto degli standard internazionali di benessere animale. L'Emc-Ah ha risposto alle richieste provenienti da paesi del continente asiatico, ancora indenni dall'Asf,  su come tutelarsi dalla malattia. Il centro ha inoltre costituito un gruppo di esperti in materia di peste suina africana per ottimizzare le attività di contrasto all’epidemia e diffondere informazioni fondamentali sulla malattia.