Sotto protezione federale la “talpa” del Kievgate

Le autorità federali statunitensi hanno messo sotto protezione la “talpa” della vicenda Kievgate, il funzionario dietro il dossier-denuncia in merito a un colloquio telefonico risalente allo scorso 25 luglio tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelenskij affinché quest'ultima indagasse sul figlio del democratico Joe Biden, perché temono per la sua incolumità in quanto avrebbe ricevuto delle minacce. La conferma arriva da diversi media americani che citano una lettera del suo legale Andrew Bakaj. In una serie di tweet Trump ha scritto di volere incontrare quello che definisce “il mio accusatore” e le fonti che gli avrebbero passato informazioni sul suo conto.

Lo 007

Nella sua lettera riportata dalla stampa statunitense il legale scriverebbe che il numero uno dell'intelligence americana, il presidente ad interim  dell'agenzia governativa National Intelligence Jospeh Maguire, ha attivato le “appropriate risorse” per proteggere il suo cliente. L'uomo che avrebbe acceso i riflettori su un tentativo del presidente di mettere i bastoni fra le ruote a uno dei concorrenti alle primarie del Partito democratico americano per la candidatura alle elezioni presidenziali del 2020 e sui tentativi di insabbiamento delle registrazioni della telefonata da parte della Casa Bianca, sarebbe un analista della Central intelligence agency (Cia) – in quanto tale impiegato gode dell'anonimato – con un passato proprio nella Casa Bianca. Lo 007 non sarebbe stato presente al colloquio telefonico di Trump con Zelenskij, ma si sarebbe avvalso di fonti interne all'amministrazione per scrivere il suo rapporto, in cui faceva anche il nome dell'avvocato privato di Trump, l'ex sindaco di New York Rudy Giuliani.

La reazione

Com'è nel suo stile, Trump invoca il faccia a faccia con il whisteblower dietro la denucia della telefonata, la cui trascrizione è stata resa pubblica lo scorso 25 settembre. Ha scritto infatti il presidente in una serie di tweet che vuole “incontrare il mio accusatore, lo merito come ogni americano”, perché questi “ha scritto cose terribili dicendo che sarei stato io a dirle”. Ma non sembra accontentarsi: “Non solo voglio incontrare il mio accusatore, che ha presentato informazioni di seconda e terza mano, ma voglio incontrare la persona che gli ha dato le informazioni”. La vicenda Kievgate ha intanto portato alle dimissioni dell'inviato speciale del Dipartimento di Stato per l'Ucraina Kurt Volker, che avrebbe facilitato i contatti tra Giuliani e il consigliere presidenziale ucraino, Andriy Yermak, e alla richiesta formale di impeachment del presidente Trump avanzata dalla presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi