Serbia e Kosovo: il dialogo resta una chimera

Kosovo

A vent'anni dal bombardamento della Nato sulla Serbia, la situazione nell'ormai frammentato scacchiere balcanico è lungi dallo stabilizzarsi. Nel Kosovo, che nel 2008 si è autoproclamato Stato indipendente con il conseguente esodo delle comunità serbe o la loro marginalizzazione, resta sempre alta la tensione. L'ennesimo tentativo di far sedere intorno a un tavolo i rappresentanti di Belgrado e di Pristina sembra sfumare. L'emittente tedesca Deutsche Welle, ripresa dai media serbi, ha affermato che il vertice dei Balcani occidentali, convocato per il primo luglio a Parigi da Emmanuel Macron e Angela Merkel e dedicato in particolare alla questione del Kosovo, non si terrà in quanto rinviato a data da destinarsi. La notizia non stupisce, dopo la dichiarazione di ieri del presidente serbo Aleksandar Vucic secondo cui, reduce da un ultimo contatto a Berlino con i vertici di Pristina, “al 99% il vertice di Parigi non si terrà”.

Il nodo dei dazi

L'obiettivo della riunione era quello di favorire una ripresa del dialogo fra Belgrado e Pristina, ma le posizioni restano contrapposte e molto distanti. La Serbia pone come condizione per la prosecuzione del negoziato l'abolizione dei dazi doganali maggiorati del 100% imposto da Pristina sull'import serbo, cosa questa che la dirigenza kosovara non è tuttavia disposta ad accettare. Ana Brnabic, primo ministro serbo, due giorni fa aveva sottolineato che l'abolizione dei dazi è la condizione necessaria per riprendere i negoziati. “Questo non lo dice solo Belgrado, lo dicono tutti i partner internazionali – dagli Usa ai Paesi Ue fino ai promotori degli incontri di Berlino e Parigi”, ha detto la Brnabic oggi ai giornalisti a Parigi al termine di un colloquio con il premier francese Edouard Philippe. “Se Pristina non intende in alcun modo abolire i dazi, allora non vedo alcun motivo per tenere l'incontro” di Parigi.

L'appello dell'Ue

Proprio dall'Unione europea è giunto un nuovo invito a Pristina ad abolire i dazi maggiorati sull'import serbo. Maja Kocijancic, portavoce dell'Alto rappresentante per gli Affari Esteri Federica Mogherini, ha spiegato che “la situazione attuale non solo provoca insicurezza ma significa anche perdere una occasione”. I dazi, ha aggiunto, sono all'origine del blocco del dialogo, per questo vanno eliminati poichè “non vi è alternativa a una rapida ripresa del negoziato tra le parti”. Ma anche la Serbia, ha osservato, deve “fare la sua parte” per favorire il ritorno al dialogo.