Rimpasto di governo sull'onda del delitto Khashoggi

Cambio al vertice del ministero degli Esteri saudita. Questo l'esito del mini-rimpasto di governo varato da re Salman sull'onda della crisi scatenata dall'omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. 

Conferme

Restano al loro posto il ministro dell'Interno e quelli dell'Energia e delle Finanze, nonostante i problemi economici per il crollo del prezzo del greggio, mentre il principe ereditario Mohammed bin Salman, lanbito dal giallo Khashoggi, mantiene la strategica poltrona alla Difesa. La diplomazia saudita è stata affidata a Ibrahim al-Assaf, titolare delle Finanze fino al 2016, che rimpiazza Adel al-Jubeir, retrocesso a sottosegretario agli Esteri.

Nuovo ministro

Al-Assaf, 69 anni, era stato fra le decine di arrestati nella massiccia operazione contro la corruzione voluta dal principe ereditario nel novembre del 2017, quando erano finiti in manette principi, politici e uomini d'affari. Gli accusati furono tenuti agli arresti per settimane in un hotel di Riad fino a quando non arrivarono ad un'intesa con il governo, in molti casi di tipo economico. Chiuso il caso, Al-Assaf era stato nominato ministro di Stato, cioè membro del Consiglio dei ministri saudita, che è guidato dal re. E a gennaio di quest'anno aveva guidato la delegazione saudita al Forum di Davos, sulle Alpi svizzere. Al-Jubeir è stato uno dei principali esponenti del regno negli anni passati e ha avuto un ruolo di primo piano tanto nella guerra in Yemen che nel caso Khashoggi. 

Gli altri dicasteri

Nell'ambito del rimpasto, Turki al-Shabbana è stato nominato ministro della Comunicazione, Hamad Al-Sheikh ministro dell'Educazione, il principe Abdullah bin Bandar ministro della Guardia nazionale e sostituito da Faisal bin Nawaf come governatore della regione di Jouf. Tra le altre nomine, Abdulaziz bin Turki al-Faisal sarà presidente dell'Autorità per lo Sport mentre il predecessore Turki Al-Sheikh sarà a capo dell'Autorità per l'intrattenimento. Khashoggi è stato assassinato il 2 ottobre all'interno del consolato saudita a Istanbul da un commando saudita, come hanno ammesso le autorità di Riad che tuttavia negano un coinvolgimento dei vertici del regno, a cominciare da bin Salman.