Ragazzi nella grotta: morto un soccorritore

La carenza d'ossigeno è stata fatale per uno dei soccorritori impegnati nelle operazioni di salvataggio delle 13 persone (12 giovani calciatori e il loro allenatore) bloccati nella grotta di Tham Luang (provincia di Chiang Rai, nel nord della Thailandia) dallo scorso 23 giugno. 

La vittima

A dare notizia del decesso è stato il comandante delle squadre speciali della marina thailandese, Arpakorn Yookongkaew. Samarn Poonan, questo il nome della vittima, ha perso i sensi mentre stava tornando alla base.  “Ogni tentativo di salvargli la vita è stato vano“, ha dichiarato il capo dei Navy Seal asiatici, aggiungendo che per stabilire la causa della morte occorrerà aspettare l'esito dell'autopsia. Poonan, poco più di 30 anni, era un ex membro delle squadre speciali e stava lavorando come volontario. L'incidente non cambia nulla nella missione: “Continueremo finché non l'avremo portata a termine” ha detto Yookongkaew. 

L'aria sta finendo

A preoccupare gli operatori, in questo momento, è proprio il livello d'ossigeno, sceso al 15%, ben al di sotto del valore normale del 21%. I soccorritori non hanno specificato quanta autonomia di respirazione abbia il gruppo intrappolato circa quattro chilometri all'interno. Si continua intanto a lavorare senza sosta nella posa di un tubo lungo, quasi cinque chilometri, che possa immettere ossigeno nella cavità dove sono prigionieri i giovani calciatori. Il livello d'ossigeno è calato a causa della presenza di centinaia di soccorritori nei cunicoli della grotta.

Ossigeno nella grotta

Per cercare di ripristinare i valori normali è stato posato un tubo di cinque chilometri che immette ossigeno nella cavità dove si trova il gruppo. Parallelamente è stato anche installato un cavo telefonico collegato con l'esterno che, si spera, potrà consentire ai giovani di comunicare con i propri genitori.