Quando il mondo si fermò a Ground Zero

E'il giorno del ricordo a New York, il diciassettesimo. Mai troppi anni, nessuna nebbia a offuscare i pensieri o a disturbare gli occhi che, a ogni 11 settembre, rivedono nitidamente il profilo fumante dei due plessi maggiori del World Trade Center di Manhattan, le due Torri, gemelle anche nel loro drammatico destino. Ogni anno, l'11 settembre è come se la memoria collettiva del genere umano si sintonizzasse di nuovo sulle reti mondiali che, nel 2001, trasmisero a reti unificate il più grave attentato terroristico della storia, rivivendo i singoli istanti che, dall'impatto degli aerei, arrivarono fino all'implosione dei due grattacieli, in un tragico susseguirsi di fotogrammi impressi a tinte indelebili nella memoria di quanti li videro. Il mondo, da allora, nel giorno 11 del nono mese si ferma a Ground Zero, a pensare al fuoco, a chi si gettò da centinaia di metri per sfuggirvi, ai 1000 che ancora non hanno un nome.

Un quadro straziante

Per quanto negli anni se ne sia discusso, arrivando a formulare le più disparate ipotesi sulla cronologia degli eventi di quella mattina, quando torna l'11 settembre torna anche il silenzio del mondo, più forte del dibattito e delle varie versioni dette e scritte. Perché quel giorno a Ground Zero ci ha cambiati un po' tutti: ci siamo scoperti deboli, dopo decenni trascorsi nell'illusioni di vivere in un mondo sicuro, ermetico a ogni forma di terrore che non fossero le “fisiologiche” deviazioni delle nostre società. Tutti increduli nel vedere le Twin Towers, il simbolo della potenza del trade americano, andare in fumo e poi venir giù, assieme a tutte le illusioni di onnipotenza che il mondo occidentale attribuiva all'America. Fu duro, crudele, così tanto da rendere il diciassettesimo anniverasario come fosse il primo, a ricordarci come davvero qualcosa deve essersi fermato nel quadro straziante del World Trade Center. In fondo non esiste un anniversario numero 17, e probabilmente non esisterà nemmeno il ventesimo: c'è solo il ricordo di un giorno che cambiò per sempre l'assetto mondiale in ogni sua trama e ordine preimpostato e che, ogni anno, torna inesorabilmente a essere il giorno zero.

Un giorno per la memoria

Vigili del fuoco, volontari, ambulanze, colonne di detriti e polvere, un collage di volti sorridenti a ricordare parte delle 2996 vittime degli attentati, gli stessi che la coltre di fumo rovente ha nascosto per sempre. Tutto questo è l'11 settembre, il Ground Zero del genere umano. Per discorsi e dibattiti c'è a disposizione il resto dei 364 giorni. Questo no, oggi c'è solo la memoria, come da diciassette anni a questa parte. Ventiquattro ore in cui guardarci negli occhi e ricordarci a vicenda che in fondo siamo tutti vulnerabili, tutti possibili impiegati del World Trade Center.