PRIMARIE USA, HILLARY: “TRUMP RENDA PUBBLICI I SUOI LEGAMI FILO RUSSI”

È sempre più infuocata la corsa per la Casa Bianca. “La campagna elettorale di Donald Trump – ha attaccato ieri il manager della campagna della candidata democratica Hillary Clinton – deve rendere pubblici tutti i suoi legami filorussi”. Il manager ha attaccato Trump in risposta all’articolo del New York Times secondo cui Paul Manafort – il capo della campagna del candidato repubblicano – avrebbe ricevuto dal 2007 al 2012 un totale di 12,7 milioni di dollari (circa 11,4 milioni di euro) dal partito filorusso dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich per delle “consulenze”. Subito pronte le smentite. L’avvocato di Manafort ha negato che vi sia mai stato qualsiasi pagamento al suo assistito. “E’ difficile dar credito a qualsiasi tipo di affermazione di questo tipo fatta per calunniare qualcuno quando non c’è alcuna prova e noi neghiamo che possa mai esserci una prova” ha detto il legale, Richard Hibey, come riportato dal Times.

Intanto il magnate newyorkese va nuovamente all’attacco. Dopo il recente invito al popolo delle armi a “fermare Hillary”, Trump se la prende con i media, definendoli “disgustosi” e “corrotti”. Trump accusa i giornalisti americani di non coprire in modo appropriato i suoi eventi e di travisare il significato delle sue parole. “Non corro contro Hillary, corro contro la stampa” ha affermato il miliardario, convinto che se la copertura dei suoi eventi fosse onesta sarebbe avanti del 20% su Hillary.

Nei sondaggi il candidato Gop continua infatti a perdere terreno. Secondo le rilevazioni della Cbs, il tycoon è avanti a Hillary Clinton in Georgia di 4 punti, con il 45% delle preferenze contro il 41% della rivale, ma è indietro in Florida (dove Hillary ha il 45% e il tycoon il 36%) e in New Hampshire, dove il margine di vantaggio della ex First Lady è di nove punti. Periodo buio per lui e per il partito, nonostante gli sforzi del suo staff di tenerlo sotto controllo; consigli caduti ripetutamente nel vuoto. La conferma arriva dalla descrizione che fanno di lui gli elettori americani: i due termini più ricorrenti sono “non qualificato” e “razzista”.