Nucleare: l'Iran sospende alcuni obblighi

Theran ha formalmente sospeso alcuni dei suoi obblighi previsti dall'accordo sul nucleare del 2015, in esecuzione di quanto annunciato una settimana fa dal presidente Hassan Rohani nel suo ultimatum ai restanti partner per mantenere in vita l'intesa dopo il ritiro unilaterale degli Usa. Lo riferiscono fonti dell'Organizzazione per l'energia atomica di Teheran, citate dall'Irna.

Sospesi

Gli obblighi previsti dal piano d'azione globale congiunto (Jcpoa) che sono stati interrotti riguardano le riserve in eccesso di uranio arricchito e acqua pesante, che non saranno più esportate per limitarne la quantità a disposizione dell'Iran. Teheran ha precisato che se entro 60 giorni raggiungerà un accordo con i partner, tornerà a rispettare questi limiti sulle riserve come previsti dall'intesa. 

La sfida

Durante un incontro con la Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, il presidente iraniano, Hassan Rohani, si è detto convinto che il Paese supererà il momento difficile che sta vivendo grazie “alla solidarietà e all'unità nazionale, alla resistenza, alla pianificazione e a una migliore gestione delle risorse”, facendo così fallire il piano degli Stati Uniti di metterlo in ginocchio. Nel suo discorso, citato dall'Irna, Rohani ha fatto riferimento in particolare al contributo allo sviluppo che giungerà con l'inaugurazione delle 15 fasi del giacimento di gas South Pars, il più grande al mondo, che è condiviso con il Qatar e secondo le stime raddoppierà la produzione di gas di Teheran. Il presidente iraniano ha quindi sottolineato l'importanza di altri progetti per lo sviluppo dell'agricoltura, in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni.

In partenza

Il Dipartimento di Stato americano ha intanto ordinato la partenza dall'Iraq del “personale governativo Usa non indispensabile”. Lo riferiscono i media arabi. L'ordine riguarda il personale impiegato all'Ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad e al Consolato Usa a Erbil. Il provvedimento – comunicato dal Dipartimento di Stato – viene giustificato con la “limitata capacità di fornire servizi di emergenza ai cittadini statunitensi in Iraq” da parte del governo di Washington. A preoccupare gli Stati Uniti è però l'escalation degli ultimi giorni con l'Iran che rischia di mettere in pericolo i cittadini americani presenti nella regione.