Mueller consegna il dossier, l'America attende

Due anni, o giù di lì. Tanto  durata l'inchiesta di fuoco, quella sul Russiagate, di cui tanto si è parlato e della quale tanto si parlerà. C'è il destino di un presidente degli Stati Uniti appeso al filo delle indagini, condotte dal superprocuratore Robert Mueller dopo che fu lo stesso Donald Trump a rimuovere colui che dell'indagine si occupava, l'ex direttore dell'Fbi James Comey. Ora, Mueller ha consegnato il suo rapporto al ministro della Giustizia, quel William Barr che ha recentemente sostituito Jeff Sessions, un altro a cui il Tycoon non ha mai perdonato di aver ricusato le indagini sulle presunte interferenze russe nella campagna elettorale del 2016, accusandolo di aver aperto la strada a Mueller e ai suoi oppositori. E fra questi ultimi, la schiera si è fatta via via sempre più nutrita: da Michael Cohen a Paul Manafort, fino (seppure in misura completamente diversa) allo stesso Sessions, il quale si è però defilato dalla scena politico-giudiziaria.

L'indagine

Nomi tanti, dettagli non molti, perlomeno quelli rivelati. Gli interrogatori di Manafort sul Russiagate non hanno detto molto, con gli inquirenti concentrati su altre questioni, quelli di Cohen hanno aggiunto poco rispetto a quanto già si sapesse (Trump Tower, incontro di Donald Jr, ecc.). Resta perciò da capire quanto abbia raccolto Mueller e se, come annunciato, Barr procederà alla rivelazione già nel fine settimana. Sicuramente, visto che c'è un voto delle Camere, il rapporto verrà divulgato integralmente, nonostante le ferme opposizioni di Trump che, in questi due anni, ha a più riprese tacciato l'indagine di non essere altro che un fuoco di paglia, poggiata su basi troppo poco solide per portare a qualcosa. A ogni modo, l'indagine è stata già di per sé un elemento di deterrenza per la presidenza Trump, costretta praticamente ogni giorno a farci i conti e con fin troppi filoni derivati che, in un modo o nell'altro, sono andati a coinvolgere collaboratori ed ex collaboratori del Tycoon.

L'attesa è tutta concentrata nelle pagine del plico consegnato da Mueller a Barr: dovesse esserci qualcosa di scottante, il paventato impeachment non sarebbe più un'utopia, tutt'altro. Viceversa, se gli elementi non fossero di un certo peso, la presidneza Trump potrebbe addirittura uscirne rafforzata, in un certo senso. Tutto sta nella divulgazione. Solo a quel punto si saprà cos'è e cosa sarà stato il Russiagate.