Lula e Rousseff rinviati a giudizio

Torna a cadere come un macigno la vicenda Petrobras sugli ex presidenti Inacio Lula e Dilma Rousseff: gli ex leader del Brasile, infatti, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di aver integrato un'associazione a delinquere durante i loro governi. Una decisione riportata dai media locali che, a quanto pare, sarebbe stata presa dal giudice federale di Brasilia, Vallisney de Souza Oliveira, accogliendo perciò le denunce arrivate ormai più di un anno fa (settembre 2017) da colui che all'epoca ricopriva il ruolo di procuratore generale, Rodrigo Janot. Nella motivazione, il giudice de Oliveira ha scritto di ritenere “che la denuncia sia appropriata e formalmente in grado di avviare questa azione penale contro l'imputato”. Assieme agli ex presidenti, sono finiti nella lista del magistrato anche gli ex ministri delle Finanze dei rispettivi governi, Antonio Palocci e Guido Mantega, e l'ex tesoriere del Partito dei lavoratori (quello dei due presidenti) Joao Neto Vaccari.

Le accuse

Secondo le ipotesi del procuratore Janot, il cosiddetto “quadrilione del PT” sarebbe stata un'associazione a delinquere composta da diversi membri legati al partito politico che avrebbe istituito un regime di diversione di più di 1,5 miliardi di reais dal colosso statale del petrolio, la Petrobras, che è di fatto lo scandalo principale al centro dell'inchiesta Lava Jato. Un miliardo e mezzo (corrispondenti a circa 400 milioni di euro) che sarebbe stato riscosso in tangenti tra il 2002 e il 2016. Parte delle accuse mosse dal procuratore sono state riportate dalla rivista Veja, dove si legge che il “quadrilione” è “stata la progettazione di un gruppo criminale organizzato, grande e complesso, con una miriade di attori che sono interconnessi in un quadro di legami orizzontali, modello cooperativo, in cui i membri agiscono in comunione gli sforzi e gli obiettivi; insieme, una più verticale e gerarchica struttura, con più centri strategici di comando, controllo e potere decisionale”. A quanto sembra, anche l'attuale leader del Pt, Gleise Hoffman, avrebbe fatto parte della presunta associazione ma, in qualità di senatrice, può essere indagata e giudicata solo nel Tribunale supremo.