La “due giorni” del premier Giuseppe Conte in Vietnam

Mercoledì e giovedì il premier Giuseppe Conte sarà in visita in Vietnam. Il Paese asiatico sta diventando sempre più importante nella partita internazionale dell’import-export. Oltre al  rilievo geopolitico ed economico, il Vietnam è un player fondamentale anche nel complesso scenario geopolitico che vede sempre più contrapposti Cina e Stati Uniti. Tra i mercati dell’area asiatica, secondo i dati di Promos Italia, l’agenzia italiana per l’internazionalizzazione è la struttura del sistema camerale italiano, il Vietnam è uno dei più interessanti per il business delle imprese italiane. Con una popolazione di oltre 94 milioni di abitanti e con una sempre più elevata domanda di beni di consumo e un crescente potere d’acquisto, è tra i paesi al mondo che sta facendo registrare i più alti tassi di crescita, grazie anche ad un Pil pro capite aumentato di dieci volte nel corso dell’ultimo decennio. “La rapida e costante crescita è dovuta anche all’attuazione di nuove politiche economiche e di sviluppo che comprendono, tra le altre cose, un piano di riqualificazione delle infrastrutture che porterà entro il 2020 alla progettazione di grandi opere per un valore di oltre 170 miliardi di dollari”, rileva l’agenzia che supporta il processo di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane e favorisce il successo del Made in Italy nel mondo.

Scambi commerciali in crescita

I rapporti economici tra il Vietnam e i Paesi dell’Unione Europea sono già molto fluidi e a facilitarli ulteriormente contribuirà l’accordo di libero scambio recentemente sottoscritto tra Hanoi e Bruxelles, la cui entrata in vigore è prevista nel 2018 e che porterà alla reciproca eliminazione del 99% dei dazi esistenti, rendendo il Vietnam ancora più attrattivo per il business europeo e italiano. Il Vietnam ha una struttura imprenditoriale molto simile a quella italiana, costituita per il 96% da piccole e medie imprese, attive in particolare nei settori dei macchinari e della tecnologia. Ad oggi in Vietnam si registra la presenza di una cinquantina circa di aziende italiane e i settori nei quali sono presenti le maggiori opportunità per le nostre imprese sono: macchinari, materie plastiche e petrolio raffinato. “I rapporti economici tra Italia e Vietnam sono in costante crescita, basti pensare che l’interscambio commerciale tra i due paesi negli ultimi 5 anni è raddoppiato, raggiungendo nel 2015 il valore di oltre 4 miliardi di euro, permettendo all’Italia di posizionarsi al 4° posto tra i partner commerciali del Vietnam tra i paesi dell’Unione Europea, con una quota sul totale del 10,4%”, documenta Promos Italia.  Crescono anche i rapporti commerciali tra Vietnam e Lombardia, oltre 2 miliardi di scambi nel 2016, circa 1,7 miliardi le importazioni e 291 milioni le esportazioni, in crescita del 12,8% rispetto al 2015. Milano da sola supera gli 1,7 miliardi (+18,1% rispetto allo scorso anno). Seguono Monza (74 milioni, -11,5%), Bergamo (62 milioni, +17,6%) e Brescia (60 milioni, +4,7%). Gli aumenti maggiori li registrano Mantova (+73,0%) e Sondrio (+35,4%). Tra i settori che pesano di più in Lombardia negli scambi con il Vietnam troviamo i prodotti delle attività manifatturiere e i prodotti della silvicoltura e della pesca. Tra i settori che pesano di più a Milano troviamo invece i prodotti delle attività manifatturiere e i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca.  Intanto nuovo affondo degli Stati Uniti contro Pechino per la sua politica nel mar della Cina meridionale. In un intervento al Shangri La Dialogue, forum sulla sicurezza in corso a Singapore, il segretario alla Difesa americano Patrick Shanahan ha esortato la Cina a smettere di “erodere la sovranità” dei Paesi vicini, riferisce l’Adnkronos. “La Cina – ha premesso – può e deve avere rapporti di cooperazione con il resto della regione. Ma i comportamenti che erodono la sovranità delle altre nazioni e che seminano sfiducia sulle intenzioni cinesi devono cessare”. “Quando un Paese fa una promessa e non la rispetta bisogna diffidare – ha continuato il numero uno del Pentagono, in un riferimento alla promessa fatta dal presidente cinese Xi Jinping all'ex presidente americano Barack Obama di non militarizzare le isole contese nel Mar della Cina meridionale  e rivendicate da Vietnam, Malaysia, Brunei, Indonesia e Filippine – Quando lo stesso Paese non fa alcuna promessa, bisogna veramente diffidare”. Quindi, l'avvertimento finale: “Gli Stati Uniti non cercano un conflitto, ma noi sappiamo che avere le capacità di vincere una guerra è il modo migliore per evitarla. Nessuna regione può né deve dominare la regione dell'Indo-Pacifico. Noi vogliamo assicurare che nessun avversario possa credere di poter ottenere obiettivi politici con la forza delle armi”.

La guerra delle tariffe

Le tariffe statunitensi alla Cina stanno provocando uno spostamento delle aziende dal Paese asiatico verso il Vietnam e altri Paesi in Asia e un accordo sul commercio con la Cina non può essere “50-50” perché la Cina è “troppo avanti” nel rapporto commerciale con gli Stati Uniti,  ha dichiarato il presidente Usa, Donald Trump, nel corso di un'intervista a Fox News. “Avevamo un accordo molto forte, avevamo un buon accordo, e lo hanno cambiato. Ho detto: ok, metteremo tariffe ai loro prodotti”, ha detto Trump, citando l'innalzamento dal 10% al 25% nelle tariffe su duecento miliardi di dollari di merci esportate dalla Cina scattato il 10 maggio scorso. “Molti gruppi si stanno spostando in Vietnam e in altri posti in Asia. La Cina non sta ovviamente facendo bene. Da quando sono presidente abbiamo fatto circa diecimila miliardi di dollari di ricchezza, e la Cina ha perso circa diecimila miliardi di dollari di ricchezza”, ha proseguito il presidente Usa. Non ci sono al momento in programma nuovi colloqui tra le delegazioni commerciali di Cina e Stati Uniti per risolvere la disputa tariffaria in corso tra le due economie, ma per Trump la Cina arriverà a un accordo con gli Stati Uniti sul commercio perché “le tariffe li stanno uccidendo, completamente uccidendo”.