La Cina si prepara alla guerra commerciale

La Cina continua a ribadire di non volere una guerra commerciale con gli Stati Uniti, ma “se ci sono forze che ci costringono a combatterne una – ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying – non saremo spaventati, né ci nasconderemo“. Il Dragone, ha aggiunto, “dovrà compiere passi risoluti e necessari per proteggere i suoi interessi legittimi”. 

Pronti a tutto

Il pericolo di una guerra commerciale con gli Usa era stato già oggetto di attenzione da parte del ministro degli Esteri, Wang Yi, che in conferenza stampa, l'8 marzo scorso aveva parlato per primo di “una risposta legittima e necessaria” di fronte a questa eventualità. Martedì il premier Li Keqiang ha smussato il tono delle polemica, invocando la razionalità da parte di Pechino e Washington nel trattare le divergenze sul piano commerciale.

Dazi

Già nelle prossime ore, l'amministrazione Usa guidata da Donald Trump potrebbe decidere di imporre dazi su merci importate dalla Cina per un valore complessivo di sessanta miliardi di dollari, 48,3 miliardi di euro, con l'obiettivo soprattutto di colpire le importazioni di prodotti del settore della tecnologia e delle telecomunicazioni. Da New Delhi, dove si trovava per un meeting di due giorni del Wto, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, il vice ministro del Commercio di Pechino, Wang Shouwen, ha sottolineato che la Cina difenderà i propri interessi e quelli delle sue industrie dalle minacce protezionistiche provenienti da Washington. Le misure restrittive che l'amministrazione Usa sarebbe pronta a varare “non solo saranno di ostacolo al normale ordine internazionale del commercio, ma provocheranno gravi danni al sistema del commercio multilaterale”, ha detto Wang in frasi riprese dal sito web del Ministero del Commercio di Pechino.

Parola di Fitch

La possibilità di una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti incide anche sui giudizi delle agenzie di rating: Fitch ha confermato il rating A+ per la Cina, con outlook stabile, anche se ha avvertito che le tensioni commerciali con gli Usa presentano rischi al ribasso per l'economia cinese: per contrastarli, Pechino potrebbe decidere di tornare a una linea economica fondata soprattutto sugli investimenti sugli stimoli. La politica economica della Cina, aggiunge Fitch in una nota, “rimane incerta” dopo il consolidamento del presidente cinese, Xi Jinping, al vertice dello Stato, culminata con la rimozione del limite costituzionale del doppio mandato per il presidente cinese, decisa l'11 marzo scorso: la conseguente centralizzazione del processo decisionale, per Fitch, potrebbe “aumentare il rischio di errori di linea politica, in un momento in cui l'economia cinese cresce in dimensione e complessità”.