La Camera ha deciso: Trump è sotto accusa

La Camera dei Rappresentanti dice sì all'impeachment per Donald Trump che, ora, diventa ufficialmente il terzo presidente degli Stati Uniti d'America a dover affrontare una messa in stato d'accusa: 230 sì all'ipotesi di abuso di potere, 197 no (tutti i repubblicani e un paio di dem) e un esito decisamente scontato considerando la maggioranza democratica alla Camera, che dà il via libera anche al secondo articolo, quello legato alla presunta ostruzione del Congresso, che viene approvato con 229 sì (il deputato Jared Golden, del Maine, aveva già fatto sapere che tale articolo non lo convinceva). Ora la palla passa al Senato, che avrà il compito di valutare le accuse nei confronti dell'inquilino della Casa Bianca ed eventualmente decretarne la condanna e le conseguenti dimissioni. Un'ipotesi estremamente remota comunque, considerando non solo la maggioranza repubblicana al Senato ma anche la mancanza dei numeri necessari, almeno per ora, al definitivo impeachment.

Verso il processo

“La Camera sta cercando di annullare il voto di milioni di americani e il risultato elettorale con l'impeachment”. La sua reazione Trump la mostra durante un comizio a Battle Creek, in Michigan, affidando a poche parole il commento su un evento di portata storica, accompagnato da una giornata lunghissima alla Camera dei Rappresentanti dove, con un minuto a testa a disposizione, i deputati hanno detto la loro, tra chi ha appoggiato la linea si Nancy Pelosi e chi, invece, sosteneva la posizione di Trump, considerando la vicenda Ucraina una caccia alle streghe nei confronti del presidente, oltre che un tentativo di colpo di stato da parte dei democratici. Ora starà comunque al Senato mettere la parolae definitiva: potrebbero volerci mesi, oppure si potrebbe chiuedere in breve, semplicemente dichiarando innocente il presidente senza esaminare gli articoli. Questo almeno per ora non è chiaro: quello che si sa è che Trump, a un anno dalla scadenza del suo mandato, entra nella storia del Paese dalla porta sbagliata, dovendo ora fronteggiare una situazione estremamente delicata non solo sul piano interno ma anche internazionale, in un contesto in cui parte dell'America ha ampiamente dimostrato di sostenere la messa in stato d'accusa.