L'Iraq pronto a espellere le truppe Usa

Una folla come nel giorno della protesta a Teheran, ma stavolta il clima è diverso ad Ahvaz, dove la salma di Qasem Soleimani è rientrata per i funerali di Stato, ai quali hanno assistito decine di migliaia di persone. Il feretro è rientrato dall'Iraq, dove il generale era stato ucciso in un raid americano provocando una reazione a catena nella polveriera mediorientale e sollevando la popolazione iraniana contro gli Stati Uniti, attaccati per quello che, in Iran, è stato definito un crimine, al grido di “morte all'America”. Slogan che ha accompagnato anche la marcia funebre in onore di Soleimani, caratterizzata da una marea umana che ha scortato il feretro sventolando bandiere nazionali e intonando canti sciiti. Il corpo del generale verrà trasportato nella città santa di Mashad prima di essere portato a Teheran e quindi a Qom, prima di essere sepolto a Kerman, la sua città natale. Tutto mentre la Nato decide di convocare un vertice di emergenza per fare il punto della situazione in Medio Oriente, come annunciato da un portavoce dell'Alleanza atlantica.

Il passo dell'Iraq

Nel frattempo, l'onda lunga delle reazioni all'uccisione dell'uomo-chiave del Medio Oriente continua a produrre effetti rischiosi: l'ultimo della serie risiede nell'esplicita dichiarazione di Hezbollah che, attraverso le parole del leader Hassan Nasrallah, ha giurato vendetta e affermato che, con il raid di Baghdad, “l'America ha iniziato una nuova guerra”, laddove la Comunità internazionale fa appello affinché si percorra la via del dialogo, come richiesto anche da Papa Francesco al termine dell'Angelus. In Iraq, intanto, il Parlamento si prepara a votare la risoluzione che potrebbe portare alla richiesta di allontanamento delle truppe americane dal Paese, arrivando a parlare anche di una denuncia alle Nazioni Unite contro gli attacchi dell'esercito statunitense. Anzi, secondo il presidente della Camera, Mohammed Halbusi, “il parlamento ha votato in favore dell'impegno del governo per revocare la sua richiesta di aiuto contro l'Isis alla coalizione internazionale”. Il che, in sostanza, potrebbe significare il rimpatrio dei 5200 militari Usa arrivati in Iraq nel 2014 (su richiesta del governo di Baghdad) nell'ambito della coalizione internazionale anti-Isis.

L'accordo sul nucleare

L'Iran, intanto, potrebbe decidere entro oggi se effettuare un ulteriore step per lo sganciamento definitivo dall'accordo sul nucleare. Come annunciato dal ministro degli Esteri Abbas Mousavi, “riguardo la quinta fase, la decisione era già stata presa, ma considerando l'attuale situazione, saranno fatte alcune modifiche, in un importante incontro questa sera”. La plenaria del Parlamento iraniano si è aperta con l'omaggio unanime al generale Soleimani, con alcuni deputati che, anche in aula, hanno levato il grido ormai popolare di “Morte all'America”. Nelle scorse ore, Teheran aveva fatto sapere di essere pronta a colpire 52 siti americani.